Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2019  maggio 23 Giovedì calendario

Nel 2017 in Italia sono stati 17.521 gli incidenti stradali che hanno coinvolto ciclisti (254 con esiti fatali)

Il progetto del nuovo codice della strada appare per molti versi il solito bestiario tipico di questi tempi infausti dell’«uno vale uno». Ma la regola secondo cui le bici potranno circolare contromano nelle strade cittadine col limite dei 30 chilometri all’ora è la bestialità peggiore di tutte. Eguagliata forse solo dall’ipotesi di autorizzare le bici ad attestarsi, ai semafori, su una linea d’arresto più avanzata di quella su cui si fermano le auto, in modo da poter ripartire prima delle auto stesse: sembra vederlo, il traffico, trattenuto dal lento ripartire delle bici alla luce verde, come i cavalli del trotto vengono frenati all’ippodromo dall’automobile apripista…Solo la fantasia sfrenata di questi legislatori della domenica può produrre simili mostri. E procedere alla cieca, senza leggere nemmeno un dato dei tanti che dimostrano come l’ansia di dare spazio alle ecologiche biciclette si stia rivelando una pessima consigliera, soprattutto in un Paese come l’Italia, ancora povero di piste ciclabili. Vediamoli, invece, questi dati, come riclassificati su base Aci-Istat dalla Continental, multinazionale dello pneumatico, che vende peraltro anche alle biciclette.
Ebbene: solo nel 2017 in Italia sono stati 17.521 gli incidenti stradali che hanno coinvolto ciclisti, di cui 254 con esiti fatali, per la maggior parte verificatisi appunto su strade urbane. Ma attenzione: a non fare notizia, ma a essersi gravemente moltiplicati, in particolare nelle città dove si è diffuso il bike-sharing (cioè l’affitto delle biciclette pubbliche) sono gli incidenti non letali ma comunque dannosissimi che i ciclisti cagionano a se stessi e ai pedoni, circolando scriteriatamente sui marciapiedi e contromano. E infatti, se gli incidenti con autovetture sono i più frequenti toccando il 43,4%, quelli tra biciclette seguono, è il caso di dire, a ruota, e subito dopo vengono gli incidenti con motocicli (4,4%). Per quanto riguarda gli incidenti di bici isolate, invece, al primo posto troviamo quelli causati dalla caduta dal veicolo (10,4%), seguita dalla fuoriuscita dalla carreggiata (10,1%) e dall’investimento di un pedone (6,6%).
Nonostante questo sarebbe sbagliatissimo reagire con norme restrittive sull’uso delle bici. Al contrario: sono mezzi ecologici, è salutare utilizzarli, contribuiscono a snellire il traffico. Ma vanno usati per quello che sono: dei veicoli a tutti gli effetti. A chi va in bici va offerta la possibilità di procedere in sicurezza, estendendo le piste ciclabili, ma va anche ricordato il dovere di non pregiudicare la sicurezza altrui e di non mettere stupidamente a repentaglio la propria con comportamenti di guida distratti e imprudenti.