Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2019  maggio 22 Mercoledì calendario

Eating-out, i dati di Foodiestrip

Fabrizio Doremi e Alessio Poliandri sono nati a San Benedetto del Tronto (AP).
L’Ufficio Studi Foodiestrip, l’app dedicata all’eating out fondata da Fabrizio Doremi e Alessio Poliandri, ha pubblicato oggi i dati relativi al secondo bimestre 2019 del Report sull’Eating Out in Italia. E l’arrivo della primavera rivela alcune sorprese. Mangiare fuori? Si e per l’apericena: allegra, conveniente e meno impegnativa
I 15mila intervistati (50% uomini, 50% donne equamente distribuiti tra Nord – Centro – Sud e di età compresa fra i 18 e i 65 anni) nell’eating-out mettono al primo posto l’apericena. Preferita dalle donne (per il 55%) che confermano la loro emancipazione dal ruolo di “angeli della cucina”, soprattutto al centro (63%) e in area millennial (67%). È un dato che sorprende, dal momento che la bella stagione e le varie pause festive avrebbero fatto presagire un “picco” delle cene luculliane fino alle ore piccole. “Quando abbiamo rilevato questo dato abbiamo subito indagato le motivazioni di tale preferenza”, ha commentato Fabrizio Doremi, CEO e Founder di Foodiestrip. “E il successo di questa formula ibrida è dovuto a vari fattori. Il primo è quello economico. È primavera e tutti amiamo uscire di più la sera: l’apericena ci consente di farlo più spesso senza dare fondo alle nostre casse. Inoltre è una soluzione pratica: ci si nutre subito dopo l’ufficio approfittando di pre-serate ormai gradevoli e senza dover passare da casa. Infine, e questo è il dato più interessante, la serata – soprattutto in quota millennial – si passa in casa e davanti alla TV. Marzo e aprile sono infatti i mesi d’oro per le nuove stagioni delle serie televisive più amate e imperdibili”.
Aperitivo? Si, ma la qualità viene al primo posto.
Cambia la domanda, cambia anche l’offerta. Sono molti infatti i locali (ristoranti compresi) che, accanto ai classici menu serali, hanno adottato la tradizione iberica delle “tapas”, ovvero finger food o mini porzioni da godere abbinati a un bicchiere di vino o a una birra fresca. E gli Italiani hanno colto l’opportunità al volo. Preferendo Wine-Bar ed Enoteche (per il 47% al nord/centro e per il 49% al sud) ad altre soluzioni come il pub, il bar o i chioschi di street-food.
In zona Millennials la cucina è un arredo che serve giusto per un caffé.
Nonostante i “Masterchef” e i “Menu di Benedetta” i Millennials della cucina in casa potrebbero tranquillamente farne a meno. Il 75% degli intervistati in età compresa fra i 25 e i 40 anni a fare la spesa, cucinare e lavare i piatti non ci pensa proprio. E la percentuale sfiora l’80% al sud, dove invece ci aspetteremmo un “tradizionalismo” più spiccato. Vale sia per il pranzo, sia per la sera in proporzione paritetica. “Di sicuro questo dato è influenzato dal fattore stagionale, che quest’anno dopo la prima metà di Aprile ha visto un periodo abbastanza lungo di ponti e vacanze”, commenta Doremi. “Ma al di là della contingenza “ferie”, la comparazione con i dati del bimestre precedente rivela un trend in costante crescita. Soprattutto tra le “foodies” donne che, per oltre il 65% a tornare a casa per la pausa pranzo non ci pensa proprio. Le motivazioni? Principalmente il tentativo di far quadrare il work-life balance. Ma oltre a ciò influisce, e non poco, la dinamica famigliare. Con il tempo pieno i figli mangiano a scuola, la figura della “casalinga” è in caduta libera e con un’ora o poco più di pausa pranzo diventa davvero difficile riunirsi attorno al tavolo di casa. A questo si aggiunge il fatto che molti ristoranti, avendo metabolizzato questo trend, propongono menu di qualità che permettono comunque di mangiare bene, anche tutti i giorni, con una spesa media intorno ai 12-15 euro. A conti fatti, quindi, l’eating-out della pausa pranzo, se si sommano i costi della spesa, dei trasporti per rientrare a casa e tutto il resto, risultano più convenienti rispetto al pasto domestico”.
Il gusto degli italiani? Sempre più legato alla tradizione “raffinata”.
Anche per il secondo bimestre 2019, il mondo dell’eating out è dominato dalla tradizione gastronomica italiana e, possibilmente, “gourmet”. L’etnico vede il suo massimo successo (6% degli interpellati) al sud, ma anche street food, piadine e panini arrivano a sfiorare e a mala pena il 10% del gusto italiano. Regge la pizza a quota 20%, ma gli italiani, con quote che superano il 40% e senza variazioni di rilievo tra nord e sud, sia che si tratti di un piatto al volo, sia di un pasto con tutti i crismi scelgono grandi classici della tradizione gastronomica italiana.
Dove si esce di più?
Le capitali dell’eating-out si confermano Milano e Roma. Napoli si piazza al terzo posto seguita da Torino e il Salento. “Chiaramente”, commenta Doremi, “Milano e Roma, se non altro in virtù delle dimensioni dell’offerta e della domanda, sono e saranno sempre le capitali del fuori casa in Italia. È però interessante che questo bimestre abbia fatto emergere Torino e il Salento. Ormai l’estate si avvicina e, anche complice il lungo ponte pasquale, cominciano a rendersi protagoniste le destinazioni turistiche”.
Concludendo
I dati della prima edizione del Report bimestrale Foodiestrip sull’eating-out in Italia (pur avendo carattere orientativo non essendo il campione sondato strutturato in base a criteri statistici), confermano la tendenza evidenziata dal Rapporto Ristorazione 2017 della FIPE. Secondo l’associazione di categoria infatti, la ristorazione sembra essere il timone della ripresa italiana. Mentre infatti la crisi ha impattato significativamente sui consumi alimentari in casa (-10,5% fra il 2006 e il 2017), ha dato una spinta notevole al settore della ristorazione che nel 2017 ha guadagnato una domanda di 2,5 miliardi di Euro. Confermandosi come settore leader della filiera agroalimentare Italiana e assestandosi come terzo mercato in Europa dopo Gran Bretagna (e quindi oggi sarebbe il secondo) e Spagna.
A PROPOSITO DI FOODIESTRIP. Foodiestrip è una piattaforma per dispositivi mobili nata per condividere l’esperienza del mangiare e bere fuori casa attraverso un sistema di recensioni autentiche e costruttive. Con sede in Italia, Foodiestrip è nata dall’intuito di Fabrizio Doremi e Alessio Poliandri, due giovani startupper che hanno deciso di creare uno strumento semplice e a portata di smartphone in grado di mettere pace tra il mondo dei foodies e quello dei ristoratori/esercenti minacciato dal crescente fenomeno delle “fake review”. Attiva in tutto il mondo Attiva in tutto il mondo, oggi Foodiestrip conta 350000 locali segnalati in Italia, 8000 attività settimanali compiute dai Foodies e 32.000 download. Foodiestrip è scaricabile gratuitamente da Appstore e GooglePlay.