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 2019  maggio 22 Mercoledì calendario

Baudet, il populista col pianoforte in ufficio

Non ci sono più i populisti di una volta. Almeno non in Olanda, dove la «minaccia» non si chiama più Geert Wilders (secondo classificato alle Politiche del 2017). L’onda che nell’arco di un biennio ha rivoluzionato il panorama politico dei Paesi Bassi porta il nome di Thierry Baudet. Il suo Forum per la Democrazia fino a tre anni fa non esisteva. 
Due anni fa aveva esordito alle Politiche con un magro 1,78%. Ma adesso punta a superare il 20% e si candida a essere il primo partito.
Possibile? La risposta arriverà soltanto dalle urne, che in Olanda si aprono domani. Ma c’è già un precedente: alle elezioni provinciali del marzo scorso il signor Baudet ha fatto boom. Il suo movimento è diventato all’improvviso il più numeroso nella Camera Alta (13 seggi), mettendo in minoranza la coalizione di governo guidata da Mark Rutte.
Euroscettico, conservatore, il programma politico del Forum non è molto diverso da quello del Partito della Libertà di Wilders. In fondo dicono le stesse cose: che l’Ue è il male assoluto, che è necessario recuperare sovranità, che bisogna riallacciare le relazioni con la Russia, che le teorie sul cambiamento climatico sono tutte balle, che l’immigrazione è una minaccia. Ma il nuovo leader lo fa con un altro stile. Se l’alleato di Salvini va in piazza a vomitare insulti sui marocchini (è stato condannato per istigazione all’odio razziale), Baudet si accomoda nei salotti televisivi per dire che «bisogna contrastare il declino del mondo boreale». Un modo elegante per sostenere le tesi del suprematismo bianco.
Se Wilders parla alla pancia dell’uomo della strada, il 36enne Baudet rivendica di essere parte di una élite e usa un linguaggio colto. Per darsi un tono, per mostrarsi credibile, ma soprattutto per arrivare alla testa delle classi medio-alte. Nel suo curriculum ci sono studi in Legge e in Scienze Politiche, oltre a due romanzi. Un intellettuale che a molti ricorda Pim Fortuyn (il precursore del populismo di destra olandese, assassinato nel 2002). Eletto in Parlamento nel 2017, ha iniziato il suo primo discorso parlando in latino. Ama vestirsi in modo elegante, giocare a scacchi e in ufficio si è fatto mettere un pianoforte. Su Instagram ha pubblicato una sua in piscina, posando nudo come un modello. Anche per questo lo chiamano «il Dandy». Un ruolo che gli ha permesso di conquistare sempre più consensi. Strappandoli al partito di Wilders (crollato al 7-8%), ma anche alle altre forze di centrodestra. «Baudet rappresenta l’establishment dell’anti-establishment»: così lo ha etichettato in un ritratto sul «Guardian» lo scrittore olandese Joos De Vries.
Prima di entrare in politica si era fatto notare con alcuni editoriali in cui teorizzava l’inferiorità della donna. Che, a letto come nella vita, «ama farsi dominare». Qualche comparsata in tv e poi nel 2016 la fondazione del Forum per la Democrazia, che all’inizio era solo un think tank. Ma è da lì che è partita la petizione per il referendum del 2016 contro l’accordo Ue-Ucraina, una consultazione (non vincolante) che ha creato non pochi problemi a Rutte a Bruxelles. E che soprattutto ha dato sfogo all’insofferenza di una buona fetta della popolazione olandese contro l’Ue. Nel programma del Forum all’inizio c’era la «Nexit», l’uscita dell’Olanda dall’Unione. Ora Baudet ha un po’ corretto il tiro e si limita a dire che bisognerebbe organizzare un referendum per far decidere ai cittadini se rimanere o no nell’Ue. «Prima – dice – vediamo come va a finire la Brexit».