La Stampa, 22 maggio 2019
Francesco Campisi, maestro di batacchi e campanacci
Francesco Campisi è nato in Calabria.
Sono vent’anni che vive in Piemonte, ma l’estro artigianale lo tiene legato alla sua terra, la Calabria: Francesco Campisi costruisce centinaia di campanacci che spedisce ai suoi fratelli pastori. Una storia che cresce sulla la strada a/r da Santa Cristina d’Aspromonte, dove Campisi, 42 anni, è nato, a Novi Ligure, dove si occupa di manutenzione dei binari ferroviari e da poco più di un anno si è messo a costruire campanacci per animali da pascolo. «Proprio come le caprette che da piccolo portavo a pascolare» ricorda.
Importante l’intervento della tecnologia: l’artigiano ha imparato seguendo le istruzioni su You Tube e i consigli di un esperto del mestiere, Francesco Tocci di Rota Greca, trovato grazie a Messenger e Facebook. Ma tutto nasce dal fatto che quando si è trasferito a Novi ha portato con sè alcuni campanacci appartenuti agli animali della nonna.
«Col tempo sono riuscito ad affinare la creazione di questi strumenti che un tempo erano essenziali in montagna», spiega Campisi mentre appoggia un pezzo di ferro su una staffa e inizia a formare, a freddo, il metallo che dopo 4-5 ore diventerà un campanaccio. «Ogni zona ha un suo suono tradizionale: io mi sono specializzato in campanacci e batacchi tipici della mia terra, ma in val d’Aosta o in Trentino il suono è diverso ed è difficile convincere un pastore di quei luoghi a comprare un campanaccio calabrese». Non solo: «Variano a seconda della taglia dell’animale e del pascolo: quelli grossi servono quando le mandrie sono in valli grandi, perché il suono sordo echeggia in tutta la vallata».