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 2019  maggio 22 Mercoledì calendario

Salvare Caravaggio o Goya? Il dilemma del Prado

La maja desnuda o La maja vestida dello spagnolo Francisco Goya? E perché non il celebre Davide e Golia dell’italiano Caravaggio? A quale opera dare la priorità di essere messa in salvo per prima in caso di un attacco terroristico, catastrofe legata ad agenti atmosferici o a causa di un incendio? Se lo sono chiesti i dirigenti di uno dei musei che più di altri custodisce i tesori dell’arte mondiale, il Prado di Madrid che sta perfezionando un progetto per evacuare i suoi tesori in caso di pericolo. 
Dal 15 aprile, le immagini della cattedrale parigina di Notre Dame avvolta dalle fiamme, spaventano ancora, soprattutto chi ha la responsabilità di preservare opere dal valore immenso e quasi incalcolabile. Così il Museo del Prado ha assunto uno specialista in «Prevenzione dei rischi del patrimonio», l’unico professionista, in realtà, che si era sottoposto al bando pubblico per creare «Il Piano per la protezione delle collezioni». Toccherà, quindi, a Estrella Sanz Domínguez, professoressa di restauro presso la Facoltà di Belle Arti dell’Università Complutense di Madrid, esperta in «Gestione del rischio e piani di emergenza». La professoressa ha 22 mesi di tempo per identificare eventuali rischi, come incendi, attacchi terroristici o furti che potrebbero minacciare le opere. In poco meno di due anni, la signora Estrella dovrà elaborare un «Piano d’evacuazione massiccia» delle opere che comporterà «Lo studio dettagliato degli itinerari e del calcolo delle superfici e delle risorse necessarie per lo stoccaggio temporaneo e il loro allontanamento in sicurezza». Scelta non facile, parlando di autori come Raffaello Sanzio, Andrea Mantegna, Antoon Van Dyck, El Greco e Diego Velázquez, tra i tanti. Infatti, qui arriva il difficile: stabilire l’ordine e la gerarchia delle opere che devono essere salvate per prime. E questo in base a che cosa? Al valore commerciale dell’opera? O a quello artistico? All’importanza storica o al proprio gusto artistico? La professoressa avrà anche modo di consultarsi con molti storici ed esperti d’arte, ma la decisione finale sarà la sua. Il piano d’evacuazione e messa in sicurezza delle opere porterà via dalle casse del Prado poco meno di 60mila euro. 
Tra i compiti della signora Estrella c’è la creazione di una squadra interna d’emergenza tra le attuali guardie di sicurezza e i restauratori che prenderanno in adozione, nei momenti più critici, tesori della storia dell’arte come Las Meninas che Diego Velázquez dipinse nel 1656 o El Jardín del Delicias, un trittico di tre dipinti che l’olandese Hieronymus Bosch creò tra il 1480 e il 1490. In caso di evacuazione massiccia del museo le opere da salvare per prime dovranno essere suddivise in 250 file. Ogni opera avrà una scheda con i dati essenziali, nome, misure e peso e grado di vulnerabilità. E il nome dell’incaricato che seguirà la sua evacuazione. Per le opere intrasportabili nell’immediato, si studieranno le misure per proteggerle in loco. 
Come scrive El País il Museo del Prado non ha voluto chiarire con Karina Motta, coordinatrice della conservazione delle opere, quali lavori sono in sospeso e da ultimare per garantire il piano d’evacuazione e di prevenzione, trincerandosi dietro a un «ci stiamo lavorando da tempo e in modo costante». Marotta sostiene che già nel 2017 era stata stilata una lista gerarchica per salvare i tesori del Prado. «Le scelte sono confidenziali e non divulgabili». Tale riservatezza la richiede il ministero della Cultura. «È una scelta dovuta a motivi di sicurezza, per impedire l’identificazione di alcuni beni come obiettivo prioritario di vandalismo o terrorismo», spiegano al dicastero. Esistevano vari piani di evacuazione legati alle mostre temporanee, ma non alle opere permanenti che erano protette da un piano generale, non eccezionale. Fu il terremoto di magnitudo di 5.1 Richter del 2011 in Andalusia, avvertito a Madrid a far preoccupare per la salvezza dei tesori custoditi al Prado.