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 2019  maggio 21 Martedì calendario

Rosario Fiorello si scaglia contro “la Repubblica”

Rosario Fiorello, attore, cantante, presentatore, è nato a Catania (Sicilia).
Che cos’è il genio? – codificava Gastone Moschin in Amici miei – «fantasia, intuizione, colpo d’occhio, velocità d’esecuzione». Soprattutto intuizione. E Fiorello, il genio, ha intuito che il quotidiano Repubblica nel titolare, a proposito del suo ritorno alla tv di Stato, «Calo di ascolti, Fiorello rinuncia, Rai nel caos», be’,  c’era una -diciamo- puntina di malizia. Sbotta Fiore su Instagram: «Ho capito che è il Gruppo Gedi, che fa capo a De Benedetti e quindi al Pd, ad avere tutto l’interesse a buttare benzina sulla Rai, soprattutto sui vertici Rai, contro il Governo». Si tenga conto che, solo qualche giorno prima La Stampa (sempre del gruppo editoriale Gedi, lo stesso di Repubblica) aveva sparato un’abbondante indiscrezione sui compensi che lo showman avrebbe percepito in caso di ritorno a viale Mazzini, con cifre che andavano «dai 100mila euro a puntata fino ai 17mila per una clip di due minuti nell’ambito di un progetto inedito» che vedeva una sua «presenza crossmediale tra tv, radio, Raiplay e social».
SMENTITO ACCORDO
La Rai, presa da colpo apoplettico, aveva subito smentito l’accordo e Fiore l’aveva prima girata con colpo di lombi di acrobatica ironia: «17mila per una clip sono troppo poche». Ma, poi s’era, umanamente, incazzato come una biscia: «Mi piace la Rai e mi piacerebbe tornare alla Rai, anche se in questo momento ci sono problemi, come si evince dai titoli dei giornali. Io ufficialmente dico che non rinuncio: domani richiamo i vertici della Rai e se sono ancora disponibili ricomincio a trattare. Sappiate che diranno che prenderò 9 miliardi ogni ora. Mi verrebbe da farlo gratis, ma dicono che non si può. Avevo intenzione di fare qualcosa di bello e di nuovo, ma non su Rai 1 e neanche al posto di Fazio». E aveva aggiunto un’altra stilettata: «Voglio vedere adesso le spie che ci sono all’interno della Rai, alcuni vertici stessi della Rai sono spie, cosa diranno. Un fastidio ce l’ho e non è quello dei compensi falsi che vengono pubblicati, è quando dicono questa cosa qua: che io sarei “furibondo”. Il giornalista – e qui citava l’autrice del pezzo – dovrebbe avere l’obbligo morale per deontologia di scrivere la verità. A me verrebbe voglia di andare contro questo giornale». Chè, poi, insomma, è finita a tarallucci e vino. La collega Giovanna Vitale di Repubblica conferma l’indiscrezione senza parlare di cifre, e sorride della battuta sul Pd anche a parlare di Pd non c’è nulla da sorridere. Fiore non va contro il giornale di punta del gruppo per cui egli stesso lavora a Radio DeeJay, e riprende i contatti con l’ad Rai Fabrizio Salini. Salini l’accoglie con piglio felpato, «stiamo lavorando da settimane costruttivamente per riuscire a realizzare questo contenuto ambizioso e innovativo per la Rai. Fiorello può essere un volano formidabile».
INUTILE POLEMICA
Ora, ogni polemica è inutile. Ogni cosa e tollerata, ogni cosa è illuminata, davanti a un Fiore che risboccia negli spogli corridoi della Rai; e non importa a quale prezzo perché l’esperienza mi suggerisce che tanto gli ascolti supereranno aritmeticamente di almeno tre volte le spese. Però, ci permettiamo di notare che l’idea di usare, sotto elezioni, un personaggio ultrapop – il nuovo Totò, oserei – avulso dalla politica per caricare di tensione politica la Rai, be’, non è del tutto peregrina. Ma ci sta, per carità. Da sempre, ogni atto di viale Mazzini è filtrato dalla stampa nell’ottica della politica. Ma la sensazione, qui, è che il ritorno di Fiorello per inaugurare il nuovo corso multimediale del servizio pubblico attraverso Rai Play, be’, davvero abbia una valenza squisitamente industriale. Per fare il tavolo della nuova Rai, ci vuole un Fiore...