Il Messaggero, 21 maggio 2019
La storia di Deborah, la ragazza di 19 anni che ha ucciso il padre
«No, non doveva morire». È incredula Deborah quando le comunicano che il padre, Lorenzo Sciacquatori, 41 anni, non c’è più. «Sono distrutta, adesso non mi importa di niente». Sono attimi terribili. La 19enne sbarra gli occhi. In quel momento le dicono che è formalmente accusata di omicidio. Un atto dovuto, mentre la procura valuta di derubricare l’imputazione, forse verso una legittima difesa. Alla ragazza, però, la sua sorte giudiziaria, in quel momento sembra interessare veramente poco. Il volto cambia di espressione mentre Deborah si porta le mani sui capelli. Accanto a lei il suo avvocato, Sara Proietti, cerca di consolarla. Il suo non è un tentativo di difendersi quando spiega «io non volevo». È solo atterrita per aver causato la morte, involontaria, del padre per proteggere se stessa, la zia, la nonna e la madre dalla furia del genitore. Un uomo violento e, quella sera, molto probabilmente, ubriaco.
LE FRASI«Sono disperata», ripete senza sosta. Non riesco a darmi pace». E ancora «non immaginavo potesse succedere una cosa del genere. Ma come è stato possibile?». Ecco che la 19enne cerca di mettere a fuoco quei momenti. Una colluttazione con il padre, effettivamente, c’è stata. Poi, però, ricostruisce di fronte al procuratore capo Francesco Menditto e ai carabinieri di Monterotondo alcuni passaggi: «La zia, la nonna e la madre l’hanno soccorso. Io – prosegue la ragazza – sono stata la prima. Abbiamo chiamato delle persone che passavano vicino. Poi ricordo che zia ha chiamato l’ambulanza, quando ci siamo resi conto che la condizione era grave». Non era certo la prima volta che Deborah doveva subire le violenze paterne. «In passato aveva aggredito me e mia madre», riferisce agli inquirenti.
Ieri, intanto, è proseguita l’attività d’indagine della procura. I carabinieri di Monterotondo hanno sentito i familiari presenti quella mattina con Deborah. Tutti in coro hanno confermato la tesi rappresentata dalla ragazza. «Lei ha difeso tutte noi, Lorenzo era un uomo violento». Antonia la madre e compagna dell’uomo ha spiegato agli investigatori: «Ricordo che, quando allattavo Deborah mi colpiva alla schiena con dei pugni». «Quando Lorenzo è uscito di galera nel 2016 (6 mesi per resistenza e lesioni a pubblico ufficiale, dopo aver aggredito un carabiniere con un morso, ndr) ha ricominciato a picchiare mia figlia», ha spiegato invece la nonna materna della 19enne. «Era un uomo sempre nervoso, mischiava alcol, droghe e calmanti. Si arrabbiava per niente», ha riferito il nonno ai carabinieri.
L’INDAGINEL’indagine prosegue serrata. Anche se l’epilogo di questa vicenda è ormai vicino. Intanto Deborah rimane agli arresti domiciliari, indagata come atto dovuto per omicidio, in attesa che la procura formuli un’accusa definitiva. Il procuratore capo di Tivoli, Menditto e il pm Filippo Guerra decideranno domani mattina la definitiva contestazione. È molto probabile che si opti per una derubricazione verso un reato infinitamente più lieve: eccesso colposo di legittima difesa. O addirittura una completa legittima difesa che non comporterebbe alcuna conseguenza penale per la 19enne. Anche perché il resoconto di quella mattinata sembra ormai chiaro: Lorenzo Sciacquatori, 41 anni, era tornato a casa, alle cinque di mattino, per l’ennesima volta ubriaco. In un appartamento a Monterotondo, al primo piano di una palazzina popolare di via Aldo Moro. Era qui che l’uomo, un ex pugile con il vizio dell’alcol, viveva con la madre, la compagna e la figlia.
LA RICOSTRUZIONESono da poco passate le 8 di mattina e Sciacquatori è fuori di sé dopo una serata di bagordi. Prende a calci la porta di casa. Urla, offende le persone presenti nell’appartamento: l’anziana madre, la compagna, la sorella e la figlia. Le quattro donne decidono di scappare. Invano avevano tentato di calmarlo. In cambio avevano ricevuto una serie infinita di insulti. «Rientrate a casa», urla Sciacquatori per poi strattonare la madre e prendere a schiaffi la compagna. È a questo punto che è intervenuta Deborah, in difesa delle altre donne. Un pugno violentissimo, o forse una coltellata, sferrato al genitore. L’uomo crolla sul pavimento e sbatte violentemente il capo. La vittima rimane a terra in un lago di sangue. I familiari chiamano l’ambulanza e intanto cercano di tamponare la ferita. Per lui non ci sarà niente da fare, morirà poche ore dopo in ospedale.