Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2019  maggio 21 Martedì calendario

Intervista a Domenico Giannella: «Le tangenti io le respingo con un "vaffa" automatico»

Domenico Giannella, capo ufficio tecnico di Pollica (Salerno), è nato in Campania.
Il volto rotondo di Domenico Giannella, il capo ufficio tecnico di un piccolo comune sul mare del Cilento, Pollica (Salerno), incarna la normalità dell’eroismo. Giannella ha rifiutato una tangente di 10.000 euro, ha denunciato la tentata corruzione, l’ha registrata di nascosto e ha fatto arrestare l’imprenditore che voleva comprarsi un appalto da quasi tre milioni per il rifacimento della rete fognaria. Il geometra ha dedicato il suo gesto ad un altro eroe che non c’è più, dopo aver reso celebre Pollica nel mondo: il sindaco pescatore Angelo Vassallo, ucciso il 5 settembre 2010, l’assassino è ancora ignoto. “Il suo insegnamento non è stato vano” ha scritto Giannella su Facebook.
Quale fu per lei l’insegnamento di Vassallo?
Era il 1997, lui è sindaco da un anno e io ho appena vinto il concorso. Mi dice in dialetto: noi teniamo una faccia, e quella non la dobbiamo perdere mai.
Durante le amministrazioni Vassallo le furono fatte altre proposte indecenti?
Io e lui le stroncavamo sul nascere con un vaffanculo. Ma erano sempre discorsi da interpretare, mai proposte così dirette come quelle di questi tempi.
È vero che lei già tre anni fa fece arrestare un ingegnere che voleva accordarsi per un imbroglio?
Sì. Il dirigente dell’ispettorato Asl iniziò a ispezionare il cantiere del rifacimento del convento di Pollica, e venne nel mio ufficio ma io non c’ero. Il mio collaboratore mi disse che aveva capito che c’era qualche stranezza nel suo discorso. Poi si ripresentò qualche giorno dopo per controlli su altri lavori pubblici, controlli reiterati. La cosa mi puzzava, ne parlai col maresciallo, decidemmo di registrarlo di nascosto. Poi mi chiese un appuntamento, voleva parlarmi.
Che le disse?
Davanti a un caffè in un bar di Acciaroli mi disse che la moglie era proprietaria di uno scheletro di edificio incompiuto, un solaio e dei pilastri tra Pioppi e Acciaroli, che c’era una pratica di condono legge 47/85, e che se lo avessi condonato lui non mi avrebbe sanzionato per i controlli sui cantieri.
Lei che fece?
Presi tempo, dissi che dovevo studiarmi la pratica, peraltro incondonabile. Per consentire agli inquirenti e alla Procura di fare il loro lavoro. Alla fine delle indagini i carabinieri mi dissero che bisogna convocarlo. Gli telefonai per convocarlo urgentemente nell’ufficio del sindaco. I carabinieri lo arrestarono in flagranza di reato.
Nella stanza di Vassallo.
Esatto.
Come andò a finire?
Fu interdetto dall’incarico e ha patteggiato.
Una storia simile a quella più recente. La riassuma.
Il titolare di un’impresa che aveva già fatto diversi lavori a Pollica, stavolta si era proposto in un modo diverso. È venuto nel mio ufficio e mi ha detto che era interessato all’appalto del rifacimento della fognatura. Gli ho replicato che se avesse fatto un buon progetto avrebbe avuto buone possibilità di vittoria, come si dice a tutti, ma lui intendeva altro. Voleva un aiuto a vincerla.
In che modo?
Mi ha proposto 10mila euro in contanti. In cambio mi avrebbe spiegato come farlo vincere, che mi preciserà in alcuni incontri successivi: avrebbe indicato lui i tre nomi della commissione di valutazione dell’appalto che spettava a me nominare. Solo che io nel frattempo lo avevo già denunciato. E così lo hanno arrestato.
C’era il precedente, si sapeva che lei non scende a patti. Eppure ci hanno provato lo stesso.
Purtroppo sì.
Che riflessioni le suscita? Anche alla luce delle numerose indagini su tangenti e corruzione di questi giorni.
Un senso di sconforto. Forse non si è abbastanza chiari nel far capire che certe cose non si fanno? Spero davvero che non succeda mai più. Comunque è stato causato un danno: ci sarà un ritardo di qualche mese nei lavori perché dovrò annullare il bando e rifarlo da capo. Nel frattempo sarà pubblicato un altro bando di gara per il completamento del porto di Acciaroli, 8 milioni di euro. Spero, anzi, sono certo che si svolgerà con molta più tranquillità.
Il porto di Acciaroli è intitolato ad Angelo Vassallo.
Quando divenni capo dell’Utc non lo conoscevo nemmeno di nome. Sono originario di un altro comune, ho studiato al Nord. Abbiamo, come con l’attuale sindaco Pisani, un rapporto improntato alla massima lealtà. Vassallo è un ottimo amministratore, molto attento al risparmio, e un pessimo politico: se una cosa non si può fare, te lo dice subito e anche in modo burbero, diretto.
Ne parla come se fosse vivo.
È ancora un grosso trauma per me.