Corriere della Sera, 21 maggio 2019
Aforismi sui difetti degli italiani
CLAMOROSIX
«Un aforisma benfatto sta tutto in otto parole», ha scritto (utilizzando otto parole) Gesualdo Bufalino. Non è vero, a volte le parole sono più di otto e l’efficacia è persino maggiore. A Winston Churchill è attribuito un pensierino sugli italiani formato di quattro frasi ma più fulminante di una saetta (e particolarmente attuale): «Bizzarro popolo gli italiani. Un giorno 45 milioni di fascisti. Il giorno successivo 45 milioni tra antifascisti e partigiani. Eppure questi 90 milioni di italiani non risultano dai censimenti…». Oggi siamo tutti salviniani, ma appena il vento girerà ci scopriremo tutti antisalviniani. Del resto, siamo stati berlusconiani e poi antiberlusconiani in massa quasi da un momento all’altro. Chissà se oggi, all’Università Statale di Milano nel convegno L’aforisma alla conquista del terzo Millennio, si parlerà anche del carattere nazionale degli italiani in vista delle votazioni del 26 maggio, considerando il fatto che proprio l’italiano è uno dei temi più ricorrenti del frammento lapidario novecentesco. «Ti voterò. Ma solo se vincerai» è il motto coniato da Raffaello Franchini, un allievo di Benedetto Croce e inventore micidiale di aforismi. A proposito di trasformismo italiota, resta insuperata la battuta di Ennio Flaiano: «Una qualità degli italiani è quella di volare in soccorso dei vincitori». Ma quanto a pessimismo autocritico c’è di peggio: «L’italiano è mosso da un bisogno sfrenato di ingiustizia» (sempre Flaiano); oppure «Italiani: dei buoni a nulla capaci di tutto» di Leo Longanesi, un «fuoriclasse dell’aforisma (copyright Gino Ruozzi, curatore di due Meridiani di Scrittori italiani di aforismi). L’altro «fuoriclasse» (sempre Ruozzi dixit) è Giuseppe Pontiggia, secondo il quale l’opportunismo nazionale andrebbe sintetizzato nella frase: «Qui lo dico e qui lo nego». E allo stesso Pontiggia si deve un altro ritrattino sferzante dell’individualismo italiano: «Oggi a me, domani a me», non otto ma sei semplicissime parole precedute di qualche decennio dal celebre detto di Federico De Roberto: «L’Italia è fatta, ora facciamo gli affari nostri». C’è modo di rimediare a tanta scelleratezza? Secondo Aldo Busi: «È ora che gli italiani scendano in piazza a protestare contro se stessi». Ma contro chi se per Sebastiano Vassalli «gli italiani sono sempre gli altri»?