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 2019  maggio 21 Martedì calendario

Dante accusato di omofobia

L’affair “Delon razzista, sessista, omofobo”, merita un approfondimento e un’estensione. È notorio, l’associazione femminista americana Woman and Hollywood ha chiesto a Thierry Frémaux, direttore del festival di Cannes, di non assegnare la Palma alla carriera all’attore. L’iniziativa ha trovato una eco vasta, raccolta subito in Francia, Paese che, Delon, dovrebbe amarlo. Ma le femministe autoctone dell’associazione Osez le féminisme hanno persino rincarato la dose: «Cannes manda un segnale negativo alle donne e alle vittime di violenza dando un premio a Delon attore razzista, omofobo e misogino». Appunto. È il solito sabba di chi si allinea, in questa epoca, al pensiero unico, il cosiddetto “politicamente coretto”. Thierry Frémaux ha tirato dritto, rilevando che comunque le indicazioni di Delon, che rimane la maggiore icona del cinema e non solo, francese, erano peraltro di un’altra epoca. Il punto è proprio questo: altre epoche. I lemmi potrebbero essere rivisitazione, rilettura, critica, fino ad arrivare allo stravolgimento. Al coro si è unito tale Gerush92 che si definisce in questi termini: comitato per i diritti umani, organizzazione non governativa no profit. L’attività di Gerush92 si è concentrata nell’elaborazione e realizzazione di ricerche, studi e progetti relativi ai diritti fondamentali dell’uomo e ai temi connessi, quali razzismo, risoluzione dei conflitti, sviluppo sostenibile. Un programma certo benemerito, direi nobile, per lo meno nel primo pronunciamento astratto. Ma poi veniamo a sapere che fra i «progetti umani e studi connessi» c’è quello di rivedere, meglio, depennare la Divina Commedia. Secondo Gerush92 i contenuti danteschi non sarebbero inalienabili, non aderirebbero ai tempi, non sarebbero politicamente corretti. L’auspicio è che l’opera venga rimossa, cominciando a depennarla dai programmi scolastici. Dante viene definito «offensivo e discriminatorio». All’inferno Per cominciare viene accusato di avere poca simpatia per Giuda, che il poeta pone fra le fauci di Lucifero. Naturalmente nel quadro della cultura contemporanea Giuda è un antieroe molto interessante. Certo ha più possibilità del personaggio che ha tradito, così virtuoso e banale. Oggi Giuda sarebbe un divo della tivù, vivrebbe in Francia, coccolato e protetto. Solo che l’Alighieri era cristiano, profondamente. L’associazione accusa poi il fiorentino di non amare l’Islam. Oggi toccare l’Islam rappresenta un pericolo mediatico e anche politico. Sappiamo. Ma nella sua epoca Dante attraversò una vicenda di una certa importanza, le Crociate, esattamente l’ottava, intrapresa per proteggere i cristiani in Siria. La scarsa simpatia per Maometto aveva una sua giustificazione. Dante sarebbe anche omofobo. La colpa sta nel dirlo naturalmente. Il poeta non aveva paura di esprimere quello che oggi è il “politicamente scorretto” appunto. Sono affezionato a Dante. Lo ritengo uno importante, magari fazioso, permaloso e vendicativo, ma che incanto. E credo proprio che sia l’incanto a dover prevalere su tutto. Ma questi signori del Gerush92 fanno il loro gioco, un gioco attuale. Si dice provocazione e visibilità. Certo è il momento della rivisitazione e revisione. LETTERATURA DA RISCRIVERE Continuo a parlare di cultura. Tale David Purdie presidente del Sir Walter Scott Club, ha riscritto e reso attuale Ivanhoe, uno dei romanzi fondamentali della letteratura del mondo. Da 500 e 220 pagine Secondo lui l’originale era lungo, prolisso, difficile, incompatibile con le nuove generazioni. Chi ha la licenza elementare sa che le opere vanno contestualizzate, nel tempo prima di tutto. Il resto si chiama progresso, si chiama evoluzione. Vale per tutto, anche per l’arte, anche per i capolavori. È davvero facile rivedere i contenuti rispetto alla nostra era. Si può giocare. Dante? E tutti gli altri? Di tutte le discipline? Achille era figlio di padre umano e della ninfa nereide Teti. Tanti erano figli di dei, allora da quelle parti. Che cosa ridicola. Puoi salire sul monte Olimpo, scrutare dovunque ma non trovi né Giove né Apollo. E dovunque ti immergi, Hawaii, Caprera, Canarie, non c’è traccia di Nettuno. Che idiota quell’Omero. E quella Silvia che rimembrava? Così ingenua e scolastica. E l’endecasillabo? Le donne i cavalier l’arme e gli amori... Ma buttiamoli via. Roba vecchia, grottesca. E quell’imbecille di don Chisciotte? Lo sappiamo tutti che siamo deboli di fronte al mondo. E il Vangelo? Tutte favolette buone per il sillabario di prima elementare. Riscriviamolo, attualizziamolo. E così all’infinito, in letteratura. ARTE, ARCHITETTURA, CINEMA E l’architettura? Il Colosseo, quanto spazio superfluo, vecchio, inutile. Facciamo dei monolocali e all’interno, così vasto e sprecato: piscina, campo da tennis e minigolf. E le piramidi? Strutture troppo semplici, banalo, solo triangoli. Ma qui apro un inciso. Anche oggi c’è chi le difende, come Leo Ming Pei che ha disegnato quella suggetiva piramide davanti al Louvre. E Skidmore, l’architetto del Burj Khalifa, in Dubai: ha detto che il suo sarà anche l’edificio più alto del mondo ma non è niente di fronte alla piramide di Cheope. Tutta gente che non la pensa come Gerush92. E il tempio di Madurai: così ricco, complesso, sincretico di segnali cristiani, buddisti, indù, tutto insomma. Che struttura indecifrabile e confusa. Architettura scorrettissima. E poi l’arte figurativa. Il dito di Cattelan, leggenda contemporanea, da rapportare alla Primavera del Botticelli. Non è facile: un’estetica da cuore in gola verso un’opera con tante metaforiche indicazioni, ma sempre di dito trattasi. Lasciamo che le due opere convivano nel loro tempo, senza che una fagociti l’altra. Magari con occhio di maggior riguardo al classico. E ancora, un solo modello per una disciplina importante, prevalente dal ’900: Charlot. Con quel cappello, il bastoncino ricurvo, le pezze al sedere, e tutti quei sorrisi con la lacrima: che sentimento spicciolo e deteriore. Non c’è più il rogo per le pellicole, ma una cantina umida la trovi. Tutta questa massa, rappresentata a piccolo campione, ha toccato miliardi di individui, i quali, assumendola, non si sono trovati così male nella propria educazione sentimentale e intellettuale. Mi spingo a dire che tale massa è inserita nella parte profonda che ospita le cellule adibite all’incanto. E lì rimane. Dante soprattutto. Che labirinto profondo e soffocante se non fosse esistita. L’ultima citazione è per un antico eroe della visibilità. Sono restio a farne il nome, perché sto al suo gioco. Erostrato di Efeso incendiò il tempio di Artemide, una delle sette meraviglie del mondo antico, era il 356 avanti Cristo. Voleva avere visibilità, passare alla storia. Gli efesini, che erano affezionati alla loro meraviglia non la presero bene, lo lapidarono. Adesso il tizio sarebbe anche lui divo mediatico e coccolato dai francesi. Ecco...