il Giornale, 21 maggio 2019
Le offerte in chiesa con il bancomat
Venezia Offerte? Carità? Donazioni? Una volta si chiamavano così. Ora sono vere e proprie transazioni. A dar vita alle elemosine con il bancomat in chiesa è il vescovo di Chioggia, monsignor Adriano Tessarollo, già noto alle cronache nazionali per le sue posizioni anche condivisibili sui ladri e sui migranti. E ora in tre chiese di Chioggia – Cattedrale, San Giacomo e San Martino – sono state installate tre macchinette Pos per la raccolta delle offerte. Non solo, c’è tanto di menù digitale, tariffe ed emissione di regolare ricevuta. Una volta compiuta la transazione, con carta di credito o bancomat, come fosse un normale acquisto, la ricevuta, nei casi previsti, può essere scaricata dalla dichiarazione dei redditi dei fedeli. Ave. E così: un euro, due o tre per far accendere le candele, a seconda del numero; un minino di 10 euro per far dire una Messa fino a qualunque cifra si voglia per un’«offerta». Nel menù occorre selezionare la funzione prescelta e specificare a chi donare, se alla parrocchia o ad altro istituto religioso. A questo ci aggiungiamo la commissione che viene detratta dall’offerta. Trenta centesimi per le piccole donazioni e l’8 per cento per quelle più grosse. L’importo pagato poi finisce nel conto della parrocchia. Per i più pigri, invece, c’è il sistema della donazione da casa, ci si collega al sito www.donatelumen.org e si sceglie la Chiesa a cui donare: «Scegli la tua chiesa per le tue offerte o donazioni». Un sistema questo Lumen, concepito, «per consentire ai fedeli di fare le loro offerte e donazioni utilizzando le più recenti innovazioni tecnologiche, in ricordo e aiuto dei propri cari defunti». Come ha fatto sapere il vescovo, le Pos in chiesa sono un deterrente per i ladri: non passa giorno in cui qualcuno non spacchi la cassetta delle offerte e prenda i soldi. Nei social sono fioccati i commenti. «Entri per pregare, ti trovi il bancomat da pagare». E così monsignor Tessarollo è intervenuto commentando in prima persona. «Nessuno è obbligato a usarlo. Non ha alcun obiettivo né di controllo, né di aumento. Per qualcuno può essere una comodità sia nel donare che nel raccogliere. È una prova per tre mesi, poi si vedrà e solo in alcune chiese. All’estero in qualche parte (Polonia) è abbastanza usato perché semplifica le cose ed evita continui scassi come capita in tante chiese anche nostre. Riguardo poi al dubbio generalizzato sull’uso di quei soldi, come di tutte le altre offerte, chi non si fida o pensa diversamente faccia a meno di fare alcuna offerta che nessuno viene a tirarli per la giacca. Anche chi ritiene di non fare riferimento alla Chiesa, se ne stia tranquillo, ogni proposta libera può essere accettata o rifiutata. Ma lasciate la libertà agli altri di fare come credono. Si può esprimere il proprio parere concordando o non concordando, si facciano le proprie scelte liberamente e altrettanto liberamente si lasci fare agli altri».