la Repubblica, 21 maggio 2019
Niente sesso a Cannes
Quasi ogni anno il festival di Cannes ha il suo porno, semi porno, porno in 3D, purché di autore. Ne arrivano di inutili, di noiosi, di poco scostumati, ma anche di indimenticabili e non importa se belli o brutti. Nello stesso anno, il 2013, i morsi e i gemiti di due irrefrenabili innamorate ("La vita di Adele") costrinsero la giuria a premiare il film; mentre gli accoppiamenti maschili tra spinosi cespugli ("Lo sconosciuto del lago") soddisfecero stranamente più le signore. La cineintellighenzia, per non fare brutte figure, nel 2003 non distolse lo sguardo dai dieci minuti di un pene in cinemascope, mentre nel 2006 anche dai più esperti fu considerata una vera novità ("Shortbus") un’orgia in cui un giovanotto acrobata faceva sesso orale da solo. Però insuperabile è tuttora un film giapponese del 1976 ("L’impero dei sensi") che proponeva lo strangolamento come apice del piacere. Sorpresa! Lo stesso espediente lo si trova adesso su Netflix nella serie “The sinner”, dove un affascinante detective maso rischia contento la morte.
E a questo festival? Per ora pare non ci siano fremiti in quel senso: il più attraente torace nudo maschile (Banderas) è magrolino e triste, attraversato dalla lunga cicatrice dell’operazione al cuore.