la Repubblica, 21 maggio 2019
Il petrolio sale anche quando deve scendere
Il prezzo del petrolio sui mercati internazionali dovrebbe scendere. Perché le scorte sono a livello record, perché il mercato americano dello shale (il greggio estratto dagli strati rocciosi) non accenna a rallentare e perché il cartello definito “Opec+” (i membri storici più la Russia) hanno garantito che taglieranno la produzione almeno fino alla fine dell’anno. Invece, il prezzo dei contratti sul greggio nelle principali Borse continua a restare elevato e nelle ultime due settimane è ripreso a salire.
Più che le leggi dell’economia (prezzi in discesa se l’offerta è elevata) conta la geopolitica. E le scelte di chi paradossalmente vorrebbe quotazioni in calo per sostenere la ripresa economica. Indiziato numero uno il presidente Usa Donald Trump che con una mano scrive tweet per costringere l’Opec a ridurre le quote di produzione, ma con l’altra alimenta la speculazione con la sanzioni all’Iran (uno dei maggiori esportatori di greggio) e infiamma la guerra dei dazi con la Cina. L’equivalente in idrocarburi del barile pieno e dell’economia ubriaca.