Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2019  maggio 20 Lunedì calendario

Intervista a Alberto di Monaco

La «Montenapoleone di Montecarlo» tagliata dalla Promenade Princesse Charlène, è fresca di inaugurazione. E per le torri del One Monte-Carlo firmate dall’archistar Sir Richard Rogers (dov’era lo Sporting d’Hiver) c’è la lista d’attesa di maison che sperano in una vetrina. Un quadrilatero di moda come a Milano. E davanti alla curva del Portier che ha messo alla prova tanti bolidi di F1 del Grand Prix che si corre domenica 26, sarà presto pronto il terrapieno della nuova estensione in mare. «Dobbiamo continuare a diversificare l’economia di Monaco, non possiamo fermarci al turismo di lusso», dice il principe Alberto, a L’Economia del Corriere della Sera aprendo le porte del suo ufficio al Palais, per un’intervista esclusiva.
Qual è il business plan per Monaco? 
«Dobbiamo continuare a guardare ad aree nuove di investimento. È la lezione di mio padre Ranieri: lavorare sulle infrastrutture e sviluppare business storici del Principato come quello farmaceutico o cosmetico, da Lancaster a Biotherm... e cercare nuove attività ad alto valore aggiunto, alta tecnologia, la digital technology. Abbiamo appena varato la società Monaco Digital. Dobbiamo osare nuove operazioni». 
A Monaco è stato consegnato il primo pacco postale, con un drone. È il futuro che ha in mente? 
«Abbiamo fatto un test a Ever2019, il summit sui trasporti green: un pacco è stato consegnato da un drone, dal quartiere di Fontvieille al Grimaldi Forum. Sì, Monaco può essere il laboratorio del futuro. Beninteso, i droni, per ragioni di privacy e sicurezza, non potranno mai consegnare la posta ai cittadini ma potrebbero spostare da un ufficio postale all’altro la corrispondenza... e ciò comporterà programmare uffici con una piccola piattaforma d’atterraggio». 
Poi c’è l’intelligenza artificiale. Che cosa ne pensa? 
«Va regolata, bisogna porre confini. Può essere utile, potrà semplificarci la vita... anche se a ben rifletterci se troppo semplificata la vita chissà potrebbe risultare anche noiosa». 
Monaco Telecom, di Xavier Niel, adotterà la discussa tecnologia 5G con Huawei. Il piano procede?
«Ci stiamo lavorando con tutta la precauzione necessaria. Prima sarà testata per alcuni mesi, inizieremo a fine estate, per capire se adottarla o meno». 
A proposito di Cina, dopo l’incontro con il presidente Sergio Mattarella, e prima di vedere Emmanuel Macron, il presidente cinese Xi Jinping ha fatto tappa a Monaco. Il nuovo «imperatore» di 1,4 miliardi di persone, alla corte di Monaco, 38.300 abitanti.
«Siamo piccoli, ma per Pechino siamo un partner come i grandi, assieme possiamo lavorare in più direzioni. Certo è stato un bel riconoscimento. Sono stato a Pechino nel 2018 per l’apertura della mostra Principi e Principesse di Monaco, organizzata dal Grimaldi Forum, e avevo invitato Xi...». 
Come lavorerete assieme?
«Sono stati siglati accordi tra la Camera di commercio cinese e il Monaco economic board, ed è stata formalizzata l’apertura di un ufficio della mia fondazione, la Fpa2 in Cina». 
Già, la fondazione green dove siedono un ex ministro britannico (Lord Deben) e un ex banchiere (Otto Steinmetz), come tra gli ambasciatori della Fondation Princesse Charlène ci sono gli assi del tennis, Novak Djokovic, e di apnea, Pierre Frolla.
«E nel Paese di mezzo la mia fondazione è già attiva con un programma di protezione della tigre con il Wwf China e lavora con la China environmental protection foundation per la bonifica dall’inquinamento del lago Taihu». 
Monaco guarda insomma a un orizzonte globale. Voglia di smarcarsi dallo storico legame con Parigi? O ancora per diversificare, come negli affari? 
«Abbiamo una lunga storia di relazioni con Francia e Italia, ma siamo parte di organizzazioni internazionali come Onu e Unesco. E quel che siamo stati capaci di fare in ambito ambientale dice che possiamo esser presi sul serio. Un Paese dalla vocazione pacifica confermata anche dal mio legame con il movimento olimpico che è l’alfiere di questa filosofia di pace: i cinesi si preparano a ospitare i Giochi invernali nel 2022, e il prossimo anno la Cop15 sulla biodiversità. E io ci sarò».
La Cina ha un problema di sostenibilità ambientale. Monaco può aiutarla a rivedere il suo modello? 
«Di più, la Cina vuol prendere la leadership della sfida ambientale: sono già 30 i miliardi di dollari Usa investiti per fermare l’inquinamento. E varie realtà monegasche lavorano già con i cinesi, alcune nei servizi ambientali mi hanno seguito a Pechino nel 2018. Poi, e ne ho parlato col presidente Xi, MonacoSat varerà un nuovo satellite per tlc tra circa 2 anni e il partner francese Thales per certi componenti si avvarrà di società cinesi». 
I cinesi di Galaxy Group (e Arnault, di Lvmh) sono pure nell’azionariato di Sbm, la Société des Bains de Mer quotata a Parigi, la cassaforte turistica della quale lo Stato ha circa il 65%. Come si lavora con un socio cinese? 
«La partnership funziona bene, per quanto ne so. Sono stato in Asia a vedere il Galaxy resort hotel e il Casino di Macau e la replica del Café de Paris di Monaco che lì hanno realizzato. Abbiamo condiviso anche il database dei clienti. Risultato: oggi nei nostri hotel e Casino c’è una nuova clientela non solo cinese ma asiatica. E potremmo anche allearci per un investimento in Giappone». 
Non teme si ripeta la storia di Onassis? Entrò nel capitale Sbm ai tempi di Ranieri...deciso a farla sua. 
«Il contesto è diverso. Non credo abbiano intenzione di prendere il controllo di Sbm, non gli conviene: la Société è importante per Pechino in termini di immagine, hanno fatto l’investimento per prestigio. E ci chiedono consigli». 
In India ha incontrato il premier Modi. Altri affari globali? 
«Sì, a New Delhi abbiamo firmato diversi accordi, dal turismo all’energia solare fino ai cosmetici». 
E per l’estate sarà ultimato il terrapieno della sesta estensione in mare di Monaco. Un’avventura anche italiana: Renzo Piano firmerà il quartiere sull’acqua, come l’estensione a Fontvieille negli anni ‘60 fu affidata al polo franco-italiano Sadim.
«Potranno aggiungersi altre aziende, ma Piano è già la firma italiana del progetto: ha la sensibilità mediterranea per la luce, ci siamo visti più volte. Un progetto per rispondere a esigenze abitative di una popolazione che cresce, e ampliare lo spazio espositivo al Grimaldi Forum. Con le più elevate certificazioni ambientali, anche in termini di waste management: oltre ai pannelli solari, un sistema di pompe di calore marine (il principio della Thalassothermie, ndr.) che adottiamo già da anni in alcune case sul lungomare... e anche il Rocher ora è riscaldato con olio di colza. Poi sulla penisola ci sarà un parco verde per incoraggiare la gente a camminare. Non solo, creeremo un’unica passeggiata dall’Hotel Fairmont al Porto, alleviando i problemi di traffico. Anche del nuovo lungomare se ne occuperà Piano». 
In fondo i Grimaldi sbarcarono a Monaco nel 1297, da Genova. E nel Carré d’or sono 8.172 gli italiani, con presenze storiche come Ferrero... 
«E non potremo mai ringraziare abbastanza la comunità italiana, senza contare quanti arrivano ogni giorno qui per lavoro, per il contributo all’economia, alla vita sociale, culturale e sportiva del Principato». 
Sport che è anche business per Monaco. Dalla Formula E, alla F1. 
«Il Monaco E-Prix 2019 appena disputato è stato il terzo corso a Montecarlo... e la gente inizia a seguire la competizione con attenzione. Non solo perché le auto ora durano l’intera gara, senza cambi, e non era così fino a un anno fa. Ma perché ci sono grandi nomi della F1 come Felipe Massa con il Venturi team monegasco. Gli spalti erano pieni, un pubblico diverso dal Grand Prix, più famiglie. Piace perché i bolidi sfruttano energie pulite, in pieno centro... forse la gente vede in pista il futuro dei trasporti cittadini». 
Ma quanto vale il Grand Prix? 
«Solo il weekend del Grand Prix genera 100-110 milioni di euro l’anno. Tanto. Poi l’evento rimbalza in tv e sui media, 2 miliardi di spettatori, e non serve un esperto di marketing per dire che sono numeri favolosi. Domenica? Tiferò il monegasco Charles Leclerc e la rossa Ferrari». 
Pil di 5,68 miliardi. Argent et virtue, affari alla luce del sole. E la City di Monaco è lievitata: la finanza fa il 18% (+8%), servizi (17%), real estate 10%.
«La prima legge monegasca anti riciclaggio è del 1993 e già nel 2013 l’Ocse dichiarò Monaco «largely compliant», siamo fuori da ogni lista di «attenzione», trasparenti...e facciamo parte del Consiglio d’Europa. Quanto a fiscalità siamo in conformità con l’Ue, con l’unità di investigazione finanziaria Crf e il Service d’information et de Contrôle sur les Circuits Financiers (Siccfin), omologo del Traccfin francese: sulle banche vigila la Banque de France». 

La Brexit, la guerra dei dazi Usa-Cina: positivo o pessimista sul futuro? 
«Tempi incerti, tutti mettono in dubbio i politici, gli Stati, ma è facile dire che tutto non va... bisogna guardare alle cose in modo razionale. Intanto stiamo perdendo fino al 40% delle specie di fauna e flora, e senza un sistema naturale bilanciato il futuro è condannato. Questo sì, mi preoccupata più della Brexit».