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 2019  maggio 20 Lunedì calendario

I migranti aiutano la produzione

Gli italiani hanno una visione dell’immigrazione lontana dalla realtà. Sondaggi Ipsos condotti su più anni in molti Paesi avanzati ci fotografano, del resto, come il popolo con la percezione della realtà sociale più distorta.
Uno su due pensa, per esempio, che la presenza degli immigrati renda più difficile trovare un lavoro per gli italiani, ma i dati mostrano che italiani e stranieri non sono così sostituibili tra di loro nel mercato del lavoro.
I 2,5 milioni di immigrati regolari occupati in Italia (il 10,6% dell’occupazione complessiva) sono confinati in una nicchia del mercato del lavoro poco appetibile per la manodopera autoctona. Primo, le loro opportunità lavorative sono limitate ad alcuni settori: la quota degli stranieri passa da meno dell’1% nel pubblico impiego all’8,9% nell’industria in senso stretto, al 16,6% nelle costruzioni; si avvicina al 40% nei servizi collettivi e alla persona.
Secondo, la loro presenza in professioni qualificate è trascurabile. Al contrario, nei lavori a bassa qualifica il 32,9% è straniero. Tra il personale non qualificato nei servizi collettivi e alla persona i lavoratori stranieri sono quasi il 65%, predominanza nel lavoro domestico e di cura.
Il fatto che i lavoratori stranieri, anche se laureati, siano spesso impiegati in occupazioni manuali e poco retribuite (tra i laureati gli immigrati con basse mansioni sono il 23,2%) spiega in parte perché l’Italia, a differenza di altri Paesi, non attrae le persone più brillanti: in Italia, solo il 12,6% degli occupati stranieri ha una laurea. Infine, gli stranieri lavorano prevalentemente al Nord, mentre i tassi di disoccupazione più elevati sono al Sud: anche questo rende poco plausibile un nesso tra afflusso di immigrati e disoccupazione degli italiani.
Gli immigrati, dunque, non sottraggono il lavoro agli italiani. Possono contribuire, invece, a renderne il lavoro più produttivo (consentendo loro di specializzarsi nelle mansioni più complesse e meglio remunerate) e ne favoriscono la partecipazione al mercato del lavoro, sollevandoli, soprattutto se donne, da compiti domestici e assistenziali. Le politiche migratorie (di quanti e quali persone abbiamo bisogno) e di integrazione (come massimizzare il contributo di chi è arrivato) saranno efficaci se basate sui dati e non sulla credenza – senza fondamento – che «gli immigrati ci rubano il lavoro».