la Repubblica, 20 maggio 2019
Robert Pattinson da ex vampiro a supereroe
Non è troppo lontano il giorno in cui non ci si ricorderà neanche più che era lo scintillante vampiro di Twilight. Robert Pattinson porta a Cannes il suo ruolo migliore, più forte ed estremo, nell’horror mitologico The Lighthouse, applaudito alla Quinzaine des Réalisateurs e già ricoperto di stelle dai critici anglosassoni. Il film di Robert Eggers (già premiato al Sundance per The Witch ) è in bianco e nero, in un formato (1:19.1) che è quello delle opere di Fritz Lang: serve a portare lo spettatore dentro una storia ambientata nel 1890 sul faro di un’isola remota del New England. Due guardiani, il più anziano e autoritario Willem Dafoe e il taciturno Robert Pattinson, sono intrappolati durante una tempesta infinita, ingaggiando uno scontro di potere che li spinge a un crescendo di confessioni e follie, danze, abbracci pugni, vomito, masturbazioni, mentre intorno si muovono sirene e tentacolari creature del mare, visioni mitologiche e una misteriosa luce. Pattinson ha studiato il linguaggio dei marinai d’epoca, si è fatto crescere i baffi. Il regista ha imposto un periodo di prove: «Sono state tre settimane tremende, mi sentivo in una pentola a pressione», racconta e il cineasta lo corregge: «Era una sola, ma a lui deve essere sembrato molto di più. Il suo disagio però l’ha reso perfetto in scena». A parte il freddo, la paura di ferirsi sulle rocce, l’isolamento, la prova estrema ha rischiato di fargli saltare i nervi: «Per la prima volta sono stato vicino a dare un pugno al regista», ha confessato. Ne è valsa la pena: il suo personaggio cresce lentamente e nella ribellione finale l’attore dà prova di un talento infuocato. «Agli inizi sentivo di dover conoscere ogni aspetto psicologico del personaggio, riempivo il copione di note, poi però sul set era un disastro. Così ho iniziato a fidarmi di più dell’istinto. Il copione resta intonso e io sto meglio». Sono passati poco più di dieci anni dal primo Twilight, e sembra un secolo. Il primo lancio del film alla Festa di Roma, Pattinson e Kristen Stewart insieme: lui arrivò in ritardo, la maglia sciatta e i capelli di chi si è appena alzato dal letto, lei lo guardava male. Non sembravano una coppia, forse non lo erano ancora. I cinque film e il fidanzamento lo portarono all’apice mediatico, una sofferenza per Pattinson che è sempre stato riservato («parlare dei sentimenti in pubblico li sminuisce), e in questo non è cambiato negli anni. Più della sua ex, Pattinson ha investito nel cinema d’autore: «Ho capito che dovevo fidarmi di me stesso e avere il coraggio di rischiare tutto e se ai fan antichi la cosa non piace me ne faccio un ragione». È impegnato in campagne benefiche, ma sulle questioni pubbliche non interviene: «Non ho fatto l’attore per parlare di politica». Ha iniziato il tour dei festival in compagnia di grandi autori: a Cannes è venuto due volte con Cronenberg, poi con i fratelli Safdie per Good Life, e ancora Venezia e Berlino. Tra i lavori in corso c’è il film Netflix medievale, The king con Timothée Chalamet. Poi il nuovo misterioso film di Cristopher Nolan che lo ha costretto a leggere il copione in una camera chiusa dall’esterno. E il ritorno a una saga kolossal: sarà il giovane Batman.