il Fatto Quotidiano, 20 maggio 2019
Alcune stranezze elettorali italiane
La “grande abbuffata” premierà o il sindaco uscente, Bruno Perotto (“Montagna che vive”) o lo sfidante Mauro Carena (“Moncenisio insieme”), già sindaco negli anni ‘90, negli ultimi due mandati primo cittadino a Villa Dora, comune limitrofo, ai cui abitanti ha spedito una lettera dove annunciava la sua rinuncia ad un terzo (possibile, con deroga) mandato. Spirava il vento dell’antipolitica e sai com’è. Incassati gli applausi, dopo l’inchino, si è ricandidato… a Moncenisio.
È corsa a tre a Mendicino (Cosenza), con sguardi e visioni – come dire – opposti. Franco Gervasi guida “Avanti Mendicino”, il sindaco uscente Antonio Palermo punta al bis con “Indietro non si torna”. Poi c’è “Progetto Mendicino”, con Gennaro Carmelo Canonaco candidato, che punta sul populismo (riduzione del 50% delle indennità per sindaco e assessori, pochi spiccioli già ora) e sul nome “civetta” di una candidata: Franca Sinatra (nemmeno parente). Il comune più piccolo che va alle urne è Pedesina (Sondrio), appena 30 abitanti. C’è un solo candidato, Fabio Ruffoni e un avversario ostico: il quorum. Con una sola lista in ballo, infatti, devono votare la metà più uno degli elettori aventi diritto – in questo caso, 16 – altrimenti ci pensa il commissario prefettizio.
Tra sindaco, giunta e consiglieri in lista sono già in 11, deve “portarne” alle urne cinque. Astenersi è dura, quanto camuffarsi. Anche a Torre Pelice (Torino), detta “la Ginevra italiana”, si ripresenta, in splendida solitudine, il sindaco uscente Marco Cogno, con una lista che sembra un suono di flauto: “Spighe tra i monti”. Per lui doppia sfida, convincere i residenti ad andare alle urne, soprattutto chi vive fuori, visto che del 20% degli elettori che vivono all’estero pochissimi, in passato, hanno votato per le comunali.
A Marzabotto, non avendo argomenti su cui divedersi, fa discutere un’iniziativa della lista di destra. Il sindaco del Pd si chiama Romano Franchi e non si ricandida, ma c’è un fac-simile di scheda elettorale che gira per il paese teatro della strage nazifascista: i simboli sono quelli delle liste di destra (Lega, Forza e Fratelli d’Italia) e il nome sulle preferenze è quello: “Romano Franchi”.
Come se, agli occhi di chi abbocca facile, il sindaco si fosse convertito in extremis. In realtà sono solo i cognomi di due candidati consiglieri di destra, Simona Franchi e Filippo Romano. Seguirà, forse, querela. A Cavour uno dei temi dello scontro politico, riguarda la costruzione della piscina, scoperta. A sei anni dal progetto, sono iniziati i lavori. Serve, a Cavour, una piscina scoperta (siamo pur sempre in provincia di Torino)? Secondo l’opposizione no, potendo rimanere aperta al massimo due mesi, e non solo: “Realizzare questo luogo di svago vicino al cimitero, è quantomeno irrispettoso”. Perché?
Cerca una riconferma, Donato Di Salvo, mite impiegato a capo di una lista che richiama scenari iracheni o afghani: “Bomba protagonista”. Dovrà comunque battere l’ex sindaco Raffaele Nasuti, a capo della lista “Bomba prospettiva Comune”. Ovviamente si vota – anche – a Bomba (Chieti). Boom.