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 2019  maggio 20 Lunedì calendario

L’oro salirà a 1.400 dollari l’oncia

L’attuale contesto rende sempre più complesso investire al di fuori di azioni, obbligazioni e valute per migliorare l’equilibrio del proprio portafoglio. Tra le opzioni da tenere in considerazione c’è l’oro. Dati di lungo periodo dimostrano infatti come il metallo giallo costituisca un’efficace protezione in caso di turbolenza delle Borse. Per esempio durante la crisi del debito sovrano della zona euro (estateautunno 2011), mentre l’indice Msci delle Borse mondiali è arretrato del 4% gli Etf in oro hanno guadagnato oltre il 26%. La domanda di oro sul mercato è stata sostenuta nel primo trimestre di quest’anno dagli acquisti delle banche centrali e da afflussi consistenti verso gli etf specializzati, mentre l’offerta è stata piuttosto stabile secondo il World Gold Council. Dopo le ultime minacce di Donald Trump alla Cina sul fronte dei dazi, lo status di rifugio sicuro dell’oro ha ripreso corpo.
Se la Fed avviasse una politica monetaria accomodante, è probabile che i tassi di interesse scenderebbero anche medio e lungo termine mentre i dazi favorirebbero l’inflazione, con un abbassamento dei tassi di interesse reali (al netto cioè dei prezzi al consumo). In tale scenario, è probabile un rialzo del prezzo dell’oro, che in generale tende a muoversi in direzione opposta rispetto ai tassi di interesse reali. Secondo gli analisti di Ubs, le quotazioni potrebbero infatti spingersi fino a 1.400 dollari l’oncia, contro i 1.300 dollari attuali. Non solo: l’indice Msci world è vicino ai valori massimi di sempre, mentre il prezzo dell’oro dista circa il 20% dal picco di settembre 2011. Ma quanto può rendere il metllo giallo? Nel medio termine – tre anni – è possibile che una quota del 10% in oro produca un rendimento dell’1% in media all’anno alla performance dell’intero portafoglio. L’oro resta tuttavia soprattutto una «polizza» contro i ribassi in Borsa. Se dovesse accadere una turbolenza sui mercati (come quella del quarto trimestre del 2018) un 10% del portafoglio investito in Etf in oro potrebbe fornire un guadagno prossimo all’1%. Questo significa, a titolo di esempio, che se le azioni in portafoglio pesassero il 40%, con l’indice in caduta del 15%, e le obbligazioni pesassero un 50%, con l’indice complessivamente stabile, l’intero portafoglio limiterebbe le perdite al 5%. 
Molto diverso invece il quadro per un’altra delle opzioni teoricamente sul tavolo: il bitcoin che, all’opposto dell’oro, è uno strumento altamente speculativo. Sebbene anche le attuali quotazioni in dollari della criptovaluta distino parecchio dai massimi, le sue variazioni di prezzo si sono dimostrate assolutamente erratiche. Tutto questo senza che nel tempo sia intervenuto alcun importante cambiamento non soltanto in ambito economico, finanziario o valutario ma nemmeno specifico dell’universo del Bitcoin. Negli ultimi 18 mesi, dal novembre 2017 a oggi, le quotazioni della criptovaluta hanno subito violente variazioni sia al rialzo che al ribasso: dal picco di dicembre 2017 (19.187 dollari), il bitcoin è sceso fino ai 3.285 dollari del 9 dicembre scorso, per poi risalire fino ai 7.900 dollari attuali. Insomma, lo strumento del Bitcoin non può essere considerato un investimento, né a breve né a medio lungo termine, quanto piuttosto una scommessa altamente rischiosa. Inoltre, dallo scorso anno, il fisco italiano considera i Bitcoin valute (come dollari, sterline, yen ): di conseguenza vanno denunciati nella dichiarazione annuale dei redditi se sono detenuti all’estero. Se invece, il loro valore medio in possesso è superiore ai 51.645, 69 euro e sono detenuti in Italia per almeno sette giorni lavorativi di seguito, sulle plusvalenze prodotte si applica una ritenuta fiscale del 26 per cento.