ItaliaOggi, 18 maggio 2019
Miniere di diamanti, è l’ora del bilancio ecologico
I produttori di diamanti hanno deciso di ridare lustro alla propria reputazione ambientale. E ci tengono a farlo sapere. Dpa, l’associazione che riunisce le maggiori compagnie del settore, ha commissionato all’organismo indipendente Trucost un rapporto sul proprio bilancio socioeconomico e ambientale, dal quale si evince che esse riciclano l’83% dell’acqua utilizzata e che proteggono la biodiversità su 263.626 ettari di terre naturali, pari a circa tre volte l’impronta cumulata delle loro operazioni minerarie in Australia, Canada, Africa del Sud. La loro sollecitudine è arrivata a prevedere delle rampe per caribù per facilitare la transumanza di questi animali sulle dune di terra vulcanica attorno alle miniere. Tuttavia estrarre e tagliare un carato (0,2 grammi) di diamante implica l’emissione in media di 160 chilogrammi di CO2: pari a quella di un’auto che percorra 630 chilometri. Questa nota di demerito è più che compensata, secondo il rapporto, dalle ricadute economiche locali. Più di 3,9 miliardi di dollari sono versati ogni anno ai 77 mila addetti, per la maggior parte reclutati sul posto. Di circa 6,8 miliardi approfittano le comunità locali grazie al commercio. Oltre 290 milioni sono investiti in programmi sociali. Mentre i 3 miliardi versati a governi e stati vengono spesso utilizzati. «In Botswana la scolarità dei bambini fino a 13 anni è finanziata soprattutto dalle miniere di diamanti», sottolinea Dpa.