Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2019  maggio 18 Sabato calendario

La Gioconda in realtà sarebbe il Giocondo

Di Leonardo, in questo anno pentacentenario, si dice tutto. Non solo le meraviglie che ha fatto, ma anche come si comportava nel privato: dove abitava, quale vino beveva, i capelli che aveva, che abiti e scarpe portava, e altre simili inezie. Mentre nessuno parla più di un problema ben più importante: era un omosessuale? Me lo chiedo sine ira nec studio.
Di esserlo, oggi, nessuno si vergogna più, anzi. Anche Freud, il primo ad avere affrontato scientificamente il problema (Un ricordo d’infanzia di Leonardo da Vinci, 1910), temeva che la rivelazione della omosessualità di Leonardo potesse nuocere alla sua fama. E del resto la querelle sulla possibile omofilia del più grande genio nostro è un argomento che da secoli gli storici dibattono. Con una schiera di ricercatori che negano la sua omosessualità e una seconda, più numerosa, che l’afferma.
In entrambi i casi sempre nei termini di una probabilità: supposizioni non prove, ipotesi non fatti. Anche l’unica accusa scritta può avere avuto molte ragioni, non prova necessariamente la sua gaietà: l’8 aprile 1476, quando aveva 24 anni, l’allora scolaro del Verrocchio venne denunciato per avere sodomizzato un prostituto. La domanda, perché anonima, non fu considerata (come una seconda).
Quali sono le ragioni indotte da chi lo vuole gay? Mancano in lui rapporti fortemente affettivi con donne e per tutta la vita visse in comunità maschili. Non si sposò né ebbe figli. È vero che da alcune sue lettere sappiamo che frequentava prostitute e bordelli. Ma questa sua eterosessualità, non esclude necessariamente la sua omosessualità.
Leonardo ospitava giovani scolari a casa sua. Fra di essi accolse a 10 anni Gian Giacomo Caprotti di Vimercate, che rimase con lui tutta la vita. Egli l’aveva soprannominato Salai (contrazione di Saladino, cioè «diavolo»): «il quale era vaghissimo di grazia e di bellezza, avendo belli capegli, ricci e inanellati, de’ quali Lionardo si dilettò molto» (Vasari).
Il Maestro lo beneficava in mille modi, anche se si lagnava che «mi rubava i soldi». Una studiosa della Sorbona, Sophie Herford, nel suo libro Le Joconde – qui etait vraiment Mon Lisa? (Lafon, 2011), ritiene che la «Gioconda», il cui modello fu Salai, sarebbe stato femminilizzato con il velo sui capelli e un decolleté più accentuato, per timore della censura. Non si tratterebbe dunque della «Gioconda», Lisa Gherardini, moglie di Francesco del Giocondo, ma dell’amante di Leonardo, vestito da donna come lui lo desiderava.
Nel volto mostra un sorriso enigmatico, un po’ androginico. Anche il nome, Monna Lisa, sarebbe stato un adattamento di «Mon Salai»:
«L’amore folle e incondizionato per il giovane assistente sono all’origine di una delle opere più celebri, ammirate e controverse di tutti i tempi. Le illustrazioni, gli schizzi preparatori e la corrispondenza privata di Leonardo non lasciano spazio al dubbio» (Herford). Non «la Gioconda», dunque, ma «il Giocondo». Cioè un travestito.
Quel fine trattatista e pittore che fu il milanese Paolo Lomazzo lo aveva definito «un tecnico nell’amor dei garzoni, un esercizio da cui sono usciti, fuggendo alla volubilità delle donne, tanti rari spiriti» (Idea del tempio di pittura, 1590). E Lomazzo riporta anche una storia d’amore gay tra Leonardo e il Perugino, quando erano insieme alla scuola del Verrocchio.
Di certo Leonardo prediligeva la bellezza dell’uomo a quella della donna, come è chiaro dal grande numero dei suoi disegni «maschili» (alcuni itifallici) rispetto a quelli «femminili». Gli adolescenti erano spesso i modelli anche per le figure femminili.
Anche il sesso per Leonardo è un elemento della forza diffusa nell’universo. In alcune pagine descrive un amore, che secoli dopo Marcuse definirà «perverso e polimorfo». A partire dagli animali: «Il pipistrello per la sua sfrenata lussuria non rispetta alcuna regola universale di accoglimento, anzi, a seconda di come a casaccio si incontrano, il maschio s’accoppia col maschio e la femmina con la femmina» (Bestiario, 34).
Freud, cauto, considera la inclinazione omosessuale di Leonardo come prevalentemente passiva e casta, legata al famoso sogno giovanile del pittore analizzato dallo psicanalista: un nibbio che entra nella bocca di Leonardo in culla e lo percuote con la coda. Nessuno saprà mai se fu davvero così.
Negli ultimi decenni molti studi, soprattutto anglosassoni, hanno concluso che l’omosessualità di Leonardo non è dubbia: come S. Branley, Leonard, the first scientist, 2000; Bradley I. Collins, Leonardo: psychanalisis and art history, 1997; J.L. Henning, Breve storia delle natiche, 1995.
Possiamo dunque dire conclusivamente: di Raffaello sappiamo che fu un incorreggibile macho, di Michelangelo, come più tardi di Caravaggio, è nota la loro omosessualità, della gaietà di Leonardo non abbiamo nessuna prova sicura, ma molti comportamenti ce la indicano come piuttosto probabile.