Corriere della Sera, 19 maggio 2019
Catrinel Marlon è l’attrice-sorpresa di Cannes
Sarà lanciata come una delle sorprese del Festival. Da personaggio su riviste patinate, ad attrice che entra dalla porta principale a Cannes. Catrinel Marlon è in gara con il noir The Whistlers (La Gomera) del suo connazionale Corneliu Porumboiu (quattro anni fa vinse nella sezione Un certain regard). Nata in Romania, da 18 anni (ora ne ha 34) vive in Italia.
Nel film corrompe un poliziotto per partecipare a una truffa. «La banda usa il fischio per non farsi scoprire, abbiamo girato a La Gomera, un’isola delle Canarie famosa per un linguaggio fischiato, patrimonio dell’Unesco; è una specie di alfabeto Morse che si sente fino a 6 chilometri di distanza». Catrinel ha una storia del tutto singolare, a cominciare dal cognome: «Mi chiamo Menghia, ma al mio primo film il regista Federico Brugia mi disse: come faccio a presentarti in Italia come Menghia? Pensai a Brando, non per l’attore: mi piaceva il nome».
Sposata in passato con l’ex calciatore Massimo Brambati, ora sta con il produttore Massimiliano Di Lodovico (da cui ha avuto due mesi fa una bambina): «A Cannes il mio compagno portò La voce umana con Sophia Loren, donna straordinaria, mi chiese di fare il tappeto rosso con lei». Il calciatore, il produttore: un classico... «Il primo lo sposai e durò 7 anni e da 8 sto con Massimiliano. Un noto regista mi ha proposto di fare un film su di me. Avete presente la storia di tante ragazze dell’Est che rubano i mariti alle donne italiane? Ecco, nel mio caso c’è l’italiano che si è approfittato di una ragazza romena».
È nata a Iasi («i miei erano giovanissimi, mamma aveva 16 anni e papà 18»), seconda città del suo Paese d’origine, da un padre ex campione nazionale dei 400 metri ostacoli e una mamma ginnasta che «aveva lo stesso allenatore di Nadia Comaneci. Poi fu impiegata alle Ferrovie. A casa pochi soldi, «mio padre ha fatto il tassista e il camionista. Ma Ceausescu, per meriti sportivi, gli regalò un monolocale. Il primo anno di vita l’ho vissuto in un istituto per bambini poveri, i miei mi venivano a prendere per il weekend e mi chiamavano la pecora nera. Andavo a rubare negli orti ciliegie, patate, pomodori. Non chiedevo soldi a casa, ho sempre avuto una mentalità da imprenditrice e ora lo sono, creo sinergie e collaboro con tante aziende e Fondazioni su ecologia e musica». Anche lei viene dallo sport: seconda al campionato nazionale di salto in alto. «Dopo un allenamento mi fermò per strada un agente di moda per chiedermi di partecipare a una sfilata».
È l’età in cui Catrinel arrivò a Milano come modella: «Anni dopo rimasi nauseata nel vedere il proprietario di un’agenzia che mandava le ragazze a prostituirsi a Dubai. Non ho mai voluto andarci». Arriviamo ai film. Dapprima un cortometraggio. «Io dicevo, siccome sono bella devo fare l’attrice? Non sapevo niente di cinema, il regista, Brugia, cercava una ragazza bipolare, magra». E ha pensato a lei? «Sì, a quel tempo avevo uno sguardo assente, soffrivo per la separazione». Piero Chiambretti la chiamò in tv: «Apparivo come una strana fotografa di scena, facevo contorsioni, spaccate, e intanto scattavo. Venendo dallo sport mi venivano facili».
C’è una sua foto con Fabrizio Corona. «Mi vide a un ristorante e mi diede un bacio sulla guancia con i suoi paparazzi appostati. Si stava lasciando con Belén e voleva farla ingelosire. Ho fatto una diffida, lui non ha mai replicato». Catrinel, andare a Cannes come protagonista di un film... «Ancora non mi rendo conto. Ti può portare tanto o niente, ma è una grande opportunità. Il bello è che quando vi andavo come modella mi davano gli abiti, ora dovrò fare da sola». Al Festival troverà tre registi che hanno sfiorato la sua vita: «Avevo un’opzione per Malick; col presidente di giuria Iñárritu ho lavorato per uno spot. E Kechiche, beh, dovevo essere nel film Metkoub, my love: Intermezzo. Io nel ruolo di un’attrice e Luca Barbareschi come vecchio produttore. Ma lui abbandonò il set. Kechicke lo sostituì con un altro attore, più piccolo di statura e saltò l’idea della coppia italiana. Ci rimasi malissimo. Mi ha dato la sceneggiatura di un altro suo progetto. Ho chiamato il suo aiuto regista, Maria. Mektoub vuol dire destino. Le ho detto, hai visto il destino? Ora siamo uno contro l’altro con due film in concorso».