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 2019  maggio 19 Domenica calendario

Altre 50 sfumature di niente

Lei: Alessia Demachi, clandestina albanese destinata alla prostituzione, attualmente in fuga e donna di servizio a ore; bellissima, 23 anni, vergine! Lui: Maxim, inglese, Lord Trevethick, miliardario, fannullone in Jaguar; bellissimo, 28 anni, scoponissimo! Ambedue pianisti eccellenti appassionati di Bach. Luoghi: Londra, Cornovaglia, Balcani. The Mister è il nuovo romanzo di quella signora che quatta quatta, qualche anno fa, ha scritto e pubblicato tre volumi dedicati alle Cinquanta sfumature che possono avere tre colori, grigio, nero, rosso; passando in pochi mesi da casalinga aspirante scrittrice sul web a diva della grande editoria popolare, e di conseguenza milionaria in sterline. E nelle valute dei cinquanta paesi, compresa ovviamente l’Italia ma anche la Mongolia e pare un paio di nazioni arabe, in cui la trilogia di E. L. James, inglese, 56 anni, è stata tradotta. Centocinquanta milioni di copie vendute, cinque milioni di dollari dai diritti cinematografici per tre film da lei prodotti che hanno incassato un miliardo di dollari; altre palate di denaro dalle licenze per produrre, pare molto richiesti, frustini, vibratori, manette, biancheria hard, persino vino e, per piccini precoci, un orsacchiotto ammanettato. Per snobismo, populismo, superbia, avevo deciso di farmi piacere l’atteso nuovo romanzo. Purtroppo non ce l’ho fatta: The Mister è veramente bruttissimo, eppure degno del massimo rispetto, perché creerà nuovo denaro per l’autrice, con giubilo del marito pure lui scrittore e dei due figli, ma anche dei suoi editori e delle languenti librerie che l’attendono ansimando. Benedetta quindi questa ottima artigiana del nulla che sa sbaragliare a suon di copie quei tanti letterati che alla fine producono tentativi fallimentari di letteratura. Tenendo conto della immensa fortuna che hanno avuto e continuano ad avere con i loro amabili sadomasochismi i protagonisti delle 50 per tre, mi spiace di non poter assicurare che anche con il lord e la servetta ci siano utensili daHistoire d’O ( quello sì meraviglioso); perché devo confessare di avere saltato qualche pagina per sfinimento. Però di sesso come lo immagina la signora James o magari lo sognano per mancata realtà molte signore, ce ne è quanto se ne vuole. E anche di più, soprattutto nel racconto della famosa Prima Volta tra una timida e inesperta vergine e un mago inarrivabile del sesso, ambedue innamoratissimi, che dura ben undici pagine. È il Mister stesso che ce la racconta in contemporanea, col corpo molto impegnato nella virtuosa performance e la mente sveglia nel registrarla. «Approfondisco il bacio facendomi più incalzante, Alessia sussulta per la sorpresa» ( pag. 233), «Sei mai stata baciata? Solo da te» (pag. 234), «Musica per i miei lombi» (pag. 235), «Toccami, sussurro. Lei trasalisce» (pag.237), «Geme e a un tratto urla con il corpo scosso dagli spasmi. Gode tra le mie braccia» (pag.239), «Vengo invocando il suo nome» ( pag. 243). Scene di sesso se ne leggono tante, tra le ultime che ricordo quelle di Serotonina di Houellebecq e di Il gioco di D’Amicis, scritte da uomini quindi più spicce e con meno convenevoli, anche se, nel caso del finalista italiano allo Strega dell’anno scorso, piuttosto sporcaccione. Ma le signore si sa hanno bisogno di più contorno, di più sapienza, di finzione. Quindi a parte le gradite lungaggini, può capitare anche a capitane di industria, a prime ministre e persino a dominatrix professioniste di immaginarsi povere, innocenti e ovviamente bellissime, che conquistano l’amore di un uomo importante, ricco, padronale e di fascino irresistibile. Si tratta di una storia eterna che è una sicura scappatoia delle donne che scrivono e delle donne che leggono. Nella grande letteratura, vedi Jane Austen e il suo Orgoglio e pregiudizio, o Charlotte Brontë e il suo Jane Eyre, e in quella popolare, vedi la Invernizio, Mura, la Peverelli e la massima regina del ramo, Liala, che insegnò per anni a milioni di ragazze italiane a sentirsi principesse e ad aspettarsi minimo un duca, ad apparecchiare la tavola con molte posate e a portare le scarpe colore del vestito. Certo non c’era sesso ma molto innamoramento, talvolta persino un peccaminoso peccato, mai però descritto. Chiunque abbia letto gli Harmony del passato sa che ci si arrestava lì: «e tutto fu buio». Per la traduzione italiana di The Mister si sono impegnati in quattro, due signore, Eloisa Banfi e Marta Leone, due signori, Stefano Mogni e Vincenzo Perna, certo per poterlo pubblicare velocemente, forse per non immalinconire troppo gli addetti alla bisogna. E meno male, così non si sa a chi attribuire certe sventatezze. È inutile chiedersi per l’ennesima volta perché un romanzo, quasi sempre davvero nullo, invada tutto il mondo, entri in ogni casa, soprattutto in quelle dove latitano i libri necessari. Non c’è una sicura risposta, però bisogna tener conto che sono le donne a estasiarsi per questi romanzi che comunque solo altre donne sanno scrivere: forse perché la maggioranza ancora si sente inquieta, delusa dall’amore che nella realtà non è mai come si ostinano a pretendere, e che ritrovano in queste pagine come affettuosa consolazione.