la Repubblica, 19 maggio 2019
Borsa, il giorno delle cedole
Test fedeltà domani a Piazza Affari, quando 21 società delle 40 che compongono il paniere blue chip staccheranno il dividendo con cui sono distribuiti agli azionisti profitti per 11,5 miliardi di euro. Per dare un’idea, è più dei 7,1 miliardi stanziati dal governo per il reddito di cittadinanza: anche se il flusso va nella direzione opposta. L’operazione comporterà un ribasso tecnico superiore al 2% per l’indice Ftse Mib, al momento dell’apertura: peraltro il calcolo esclude l’impatto della cedola straordinaria da 2 miliardi che sarà staccata da Fca (1,3 euro per azione, quasi il 10% del valore), derivante dalla cessione di Magneti Marelli a Calsonic Kansei. Portando il monte dividendi a 13,5 miliardi.
In una fase delicata per il listino, che a maggio ha perso circa il 3,5%, sarà interessante vedere se chi ha incassato tanto vorrà restare sulle posizioni, malgrado le turbolenze legate alle guerre commerciali internazionali e agli screzi nel governo in vista delle elezioni, che hanno riportato il differenziale di rischio tra Btp e Bund verso i 280 punti base, sui massimi da un semestre. Gli investitori esteri stanno alla finestra – il caso del fondo BlackRock che ha rinunciato al progetto di investire 400 milioni per la maggioranza di Banca Carige è una spia – e tutte le stime convergono sul fatto che lo faranno almeno fino a dopo le elezioni europee di domenica. Anche così, Piazza Affari resta in rialzo del 15% da gennaio, tra i listini migliori.
L’elenco delle 21 società che staccheranno la cedola – anche se gli accrediti sui conti correnti saranno due giorni dopo – è composta da A2a, Amplifon, Atlantia, Azimut, Banca Generali, Bper, Buzzi Unicem (che remunererà anche le azioni di risparmio), Diasorin, Eni, Fca, Generali, Intesa Sanpaolo, Italgas, Leonardo, Moncler, Pirelli, Ferragamo, Tenaris, Ubi, Unipol e Unipolsai. L’assegno più ricco sarà quello di Intesa Sanpaolo, che distribuirà 3,45 miliardi di euro, seguito da quelli di Eni (che pagherà il saldo, dopo l’acconto versato l’autunno scorso) e di Generali, intorno agli 1,4 miliardi. I cali pesanti visti in Borsa nel 2018 – annata in cui l’indice di Milano, tra i peggiori, ha perso il 16,5% – rendono le cedole anche più significative in rapporto al prezzo delle azioni. Escludendo Fca, il cui dividendo non è ricorrente, il primato di redditività spetta a Intesa Sanpaolo (9,05%) seguita da vicino da Azimut holding (del 7% circa constando solo la parte in contanti). Ai prezzi attuali sfiora il 6% Unipolsai, e stanno sopra il 5% Generali e la controllata Banca Generali.
Il fatto che diverse azioni italiane abbiano rendimenti “golosi” è stato il tema cardine della presentazione di Equita a New York – in collaborazione con la Camera di Commercio Americana in Italia di 10 ‘Italian Champions’, capaci di resistere all’attuale volatilità dei mercati: De Longhi, Reply, Brembo, Amplifon, Recordati, Ima, Diasorin, Marr, Banca Generali e Campari. «Oggi abbiamo ancora un approccio prudente sui mercati azionari ma, se guardiamo all’Italia, c’è un relativo ottimismo sul potenzi ale di lungo periodo – ha detto Luigi De Bellis, co-responsabile della ricerca di Equita –. Nonostante il Paese stia sperimentando un rallentamento generale dell’economia e un livello di debito importante, vediamo numerose opportunità di investimento, sia sull’azionario, che continua a offrire interessanti valutazioni rispetto agli indici europei e americani, sia sul credito».
Quello di domani sarà il secondo appuntamento importante con i dividendi per la Borsa italiana questa primavera. La prima tranche significativa per le cedole era stata il 23 aprile; terzo e ultimo appuntamento di rilievo il 24 giugno, con lo stacco cedole di Poste italiane, Terna, Snam, Hera ed Exor.