il Giornale, 19 maggio 2019
Addio al vecchio chilogrammo
All’età di 144 anni, dopo una vita chiuso in un caveau, protetto più di una Gioconda, il prototipo del chilogrammo, Le Grand Kilo, diventerà un oggetto da museo e porrà fine alla sua carriera di campione universale. Da lunedì 20 maggio cambiano le definizioni di quattro misure fondamentali: la massa, il kelvin, la mole e appunto il chilo. Il nuovo Sistema Internazionale delle Unità di Misura (SI) in vigore da domani prevede che queste quattro grandezze siano calcolate con costanti fisiche e non più sulla base di artefatti o di definizioni astratte: il chilogrammo è definito in termini di costante di Planck, l’ampere in termini di carica elementare, la definizione del kelvin sarà legata alla costante di Boltzmann, e quella della mole alla costante di Avogadro.
Il cilindro di platino e iridio custodito a Sèvres, in Francia, che dal 1889 a oggi è stato il prototipo del chilogrammo per le Nazioni aderenti alla Convenzione del metro, sarà insomma sostituito da una formula fisica. L’accordo era stato trovato nel mese di novembre, durante la Conferenza generale dei pesi e delle misure di Versailles a cui hanno preso parte 62 Paesi, tra i quali l’Italia, in prima linea in questi anni di ricerca con l’Istituto nazionale di metrologia di Torino (Inrim). Il metro, il secondo e la candela avevano già seguito questa strada. Con l’inserimento delle ultime quattro, tutte le sette misure internazionali di base saranno definite in base a leggi universali della fisica, invariabili nel tempo e nello spazio, e non dipenderanno più dalla materia. Come appunto il super chilo o signor chilo, l’ultima misura ancora legata a un artefatto, il quale in realtà si è comportato piuttosto bene in questi anni perché in quasi un secolo e mezzo di «attività» ha modificato il suo peso di 50 microgrammi. Si è insomma appena alleggerito, dimostrando però la più grave delle lacune per un prototipo: ha subito una variazione nel tempo. Realizzato nel 1875 e tenuto in cassaforte con tripla chiave di accesso nella sede del Bureau International des poids et mesures di Sèvres, nel parco di Saint-Cloud, vicino Parigi, il cilindro è stato estratto dal suo aureo isolamento una manciata di volte volte, in media ogni quarant’anni, per essere confrontato con i suoi sei «fratelli», ossia le copie di sicurezza, e con le copie che possiedono tutte le Nazioni aderenti alla Convenzione del metro.
Le nuove definizioni sono il «completamento di un percorso iniziato duecento anni fa», spiega Marco Pisani, ricercatore dell’Inrim di Torino. L’idea di creare un sistema universale di misura risale al tempo della «rivoluzione francese». Nella Francia all’epoca l’universalità era Parigi, la Francia voleva che pesi e misure fossero omogenei in tutti i territori controllati. Lo spirito era però anche scientifico: istituire un sistema di misurazione valido per tutti. Nel 1875 fu siglata la Convenzione del metro. Dal prossimo 20 maggio, data scelta perché quello fu il giorno dell’accordo internazionale, «non cambierà nulla per chi peserà la frutta al supermercato», continua Pisani. «L’unica rivoluzione sarà quella che riguarderà da vicino gli scienziati e i metrologi, che non dovranno più confrontarsi con il chilogrammo originale di Parigi. L’impatto si verificherà su tutte quelle ricerche avanzate che richiedono misurazioni molto accurate». L’assenza di manufatti permetterà poi in teoria a chiunque di «costruire le proprie unità di misura senza essere legati a oggetti».
E il vecchio Grand Kilo che fine farà? «Credo che rimarrà dov’è, in qualche modo ha la storia di un privilegiato», valuta Enrico Massa, ricercatore dell’Inrim, che ha collaborato alla rideterminazione della costante di Avogadro. «È una mia opinione, non so che cosa verrà deciso, ma potrebbe rimanere dove è sempre stato ed essere confrontato un domani con le realizzazioni primarie (in base alla costante di Planck ndr.) quando saranno più numerose e più consolidate».