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 2019  maggio 19 Domenica calendario

La pagnotta dei romani a Oxford

Un piatto con delle olive, due uova sode e una pagnotta. La persona che stava per mangiare quello spuntino è morta nel 79 d.C quando l’eruzione del Vesuvio ha distrutto Ercolano, Pompei e Oplontis. Questo cibo è miracolosamente rimasto, carbonizzato ma perfettamente riconoscibile, conservato nei laboratori del Museo Archeologico Nazionale di Napoli. Un altro piatto è un trionfo di frutta, con melograni, fichi, uva e mandorle accanto a una focaccia e del formaggio. Creato per nutrire un morto nell’aldilà. Il reperto, nel museo del Parco Archeologico di Paestum, dimostra quanta importanza avesse il cibo per gli antichi. Segnava il ritmo dei giorni, marcava le celebrazioni e i momenti importanti della vita e accompagnava i defunti dopo la morte terrena.
Insieme a centinaia di altri preziosi oggetti, affreschi e statue, questi due reperti viaggeranno verso Oxford in luglio per far parte della grande mostra «Ultima cena a Pompei» all’Ashmolean Museum, il museo dell’Università di Oxford. L’idea di una mostra su come mangiavano i romani è di Paul Roberts, Head of Antiquities dell’Ashmolean e uno dei massimi esperti sul mondo romano. «È la mostra che da anni sogno di fare: un invito a tutti, non solo agli studiosi, di condividere la vita di tutti i giorni dei Romani -, spiega. – Pompei era una città come tante che l’eruzione ha bloccato nel tempo e quindi è un tesoro di informazioni e dettagli sulla vita quotidiana dell’epoca».
Il tema del cibo presenta molteplici aspetti e si apre a diversi approfondimenti. Le abitudini quotidiane e i rituali domestici, ma anche i dettagli su cosa veniva mangiato e come veniva preparato. Il significato sociale e culturale del cibo e della convivialità e l’onnipresenza degli dèi anche in questo campo, con un lararium in ogni sala da pranzo e cucina. 
La provenienza dei vari ingredienti rivela la vasta rete di scambi commerciali della fertile Campania Felix di Plinio. La viticultura era la base dell’economia della zona, con una produzione stimata intorno ai 100 milioni di litri di vino all’anno. 
C’è l’aspetto dei materiali, dal bronzo alla terracotta e poi il vetro che ha gradualmente soppiantato l’argento anche nelle case dei ricchi, preferito perché ha il vantaggio di non dare sapore ai cibi. 
C’è l’aspetto artistico, nelle mirabili rappresentazioni di animali e piante su muri, soffitti e pavimenti. L’amore per la natura e la passione per il cibo vengono espressi nel più nobile dei modi negli affreschi e nei mosaici che decoravano il triclinium delle ville.
Gli affreschi rivelano anche lo status delle donne nell’antica Roma, ritratte ai banchetti assieme agli uomini. «Era normale per i Romani, sarebbe stato impensabile per i Greci», sottolinea Roberts. L’innovativa mostra che l’Ashmolean sta organizzando non avrebbe potuto essere realizzata senza la stretta collaborazione degli esperti italiani. «In Campania ho trovato passione, competenza e professionalità, le migliori persone con cui mi sia mai trovato a lavorare -, afferma Roberts -. La loro generosità ha dell’incredibile».
Il Museo Archeologico Nazionale di Napoli, il Parco Archeologico di Paestum, il museo di Boscoreale, il complesso di Oplontis e il Parco archeologico di Pompei hanno tutti concesso in prestito al museo di Oxford alcuni dei reperti più importanti delle loro collezioni.
«È un’immensa gioia collaborare con l’Ashmolean, che è uno dei massimi centri di cultura sul mondo antico -, afferma Paolo Giulierini, direttore del Museo Archeologico di Napoli -. Il nostro patrimonio è universale, appartiene a tutti e spesso viene valorizzato al meglio da grandi studiosi stranieri come Roberts».
In un do ut des di altissimo livello gli scambi di reperti e studi sono reciproci. Il miele trovato nella tomba dell’eroe a Paestum verrà analizzato a Oxford, spiega Gabriel Zuchtriegel, direttore del Parco Archologico: «Condividiamo le nostre conoscenze e la convinzione che l’archeologia debba essere collegata al presente e aperta a tutti».
Gli esperti di Oxford restaureranno anche una serie di reperti in bronzo concessi in prestito da Pompei. «Abbiamo importanti progetti di ricerca insieme all’Ashmolean -, spiega Grete Stefani, direttrice del Parco Archeologico di Pompei -. Inviamo i nostri reperti sia per mostrarli al pubblico che per farli esaminare e studiare. È una bella collaborazione».
Mentre Londra tenta di allontanarsi dall’Europa, Oxford è più vicina che mai a Napoli. La cultura batte Brexit.