La Stampa, 18 maggio 2019
I vestiti intelligenti
Questa è una storia che coinvolge la tradizione orientale e l’innovazione occidentale. L’industria tessile nasce oltre 6000 anni fa quando furono creati i primi tessuti in seta, un materiale che simboleggiava preziosità e nobiltà e quindi esclusivo per gli imperatori cinesi. Negli anni che seguirono la seta si diffuse in tutte le classi sociali e non solo per l’abbigliamento, creando una vera e propria economia che portò all’esportazione in Occidente nell’anno mille.
Ora, oltre mille anni dopo, la produzione della seta e di tanti altri tessuti sta per essere radicalmente rivoluzionata grazie a un progetto che nasce nella Silicon Valley, da un inventore russo che ha passato la sua carriera tra il Giappone e gli Stati Uniti, focalizzandosi su tecnologie all’avanguardia come la realtà virtuale, Internet of things, tecnologie touch e sensoriali e complessi sistemi di hardware e software.
Ivan Poupyrev è stato riconosciuto come una delle cento persone più creative al mondo e dopo vent’anni di lavoro ha recentemente presentato il suo nuovo progetto che vuole completamente rivoluzionare il mondo dell’abbigliamento. Visto che la moda è uno dei settori più importanti per il nostro Paese, voglio raccontare questa incredibile storia.
Ivan lavora da cinque anni a Google, in un dipartimento chiamato Advanced Technology and Projects, una di quelle divisioni che somigliano più a «Ritorno al Futuro» che al mondo in cui viviamo tutti i giorni. Con il suo team ha recentemente annunciato il progetto Jacquard, attraverso il quale vuole trasformare qualsiasi pezzo di abbigliamento in un computer, con una soluzione Open Source. Infatti, non sta creando nessun indumento, lascia questo lavoro all’industria della moda e tessile, focalizzandosi invece su un sistema operativo che può essere usato da chiunque per digitalizzare i materiali, un po’ come Android ha fatto con le app.
Ma come funziona? Ivan ha sperimentato il progetto con un centro tessile in Giappone creando un filo che può essere inserito in qualsiasi strumento per la lavorazione e creazione di abiti, ma che sia conduttore. Questo gli ha poi permesso di portare avanti partnership con grandi aziende di abbigliamento come Levi’s, ma anche con le sartorie di Saville Row a Londra dove la tradizione rimane il principio essenziale e gli abiti vengono ancora cuciti a mano. Ivan ha infatti portato a loro il suo filo conduttore, lasciandogli lo spazio per definire come e cosa vogliono digitalizzare di un indumento. Questi fili, che risultano invisibili nel design, permettono alle persone che indossano il capo di svolgere azioni tramite un semplice tocco. Ivan ormai gira solamente con la sua giacca di jeans Levi’s che quando viene toccata risponde a una chiamata, o fa scorrere una presentazione, ma che può anche sapere la temperatura del corpo, il suo stato di stress e tanto altro.
La parte affascinante di questo progetto è che Google sta solo creando l’infrastruttura, lasciando in mano al mondo dei designer e dei sarti della moda, oltre alle grandi aziende manifatturiere, gli strumenti per creare quello che vogliono tramite tool conosciuti come ago e filo, portati in un mondo connesso. Questa potrebbe essere la prossima vera rivoluzione nell’industria tessile e spero che l’Italia possa essere al centro del cambiamento. Perché, vista da un altro angolo, l’innovazione tecnologica può trasformare il nostro rapporto anche con gli indumenti che indossiamo. E la creatività non ha limiti. S