Libero, 18 maggio 2019
L’europarlamento costa più in mancette che stipendi
Nona Legislatura del Parlamento europeo, anche stavolta come per la scorsa i deputati saranno 750 più il presidente, almeno finché gli inglesi ne faranno ufficialmente parte. I nuovi eletti e quelli riconfermati continueranno a percepire la cifra aggiornata nel luglio del 2018, ovvero 8.757 euro lordi, che poi è per legge il 38,5% dello stipendio base di un giudice della Corte di giustizia europea (garanzia che i parlamentari non decidano l’ammontare del proprio stipendio come succede da noi). Dopo il prelievo delle tasse e di contributi vari tale somma si riduce a 6.824 euro, alla quale si deve ulteriormente sottrarre un altro minimo prelievo deciso dal singolo Paesi di cui il deputato fa parte.
MENO DEI BUROCRATI
Per un comune mortale 6 mila euro al mese trattasi già di una cifra di tutto rispetto, ma è comunque meno di quello che prendono gran parte dei fortunati funzionari che lavorano nelle istituzioni europee. Attenzione però, perché come per i funzionari che godono di vari benefit che un normale lavoratore si sogna, anche gli eurodeputati arrotondano lo stipendio con una serie di altri consistenti vantaggi. Come quei 4.513 euro al mese (ultima cifra stabilita quest’anno) che servono per coprire tutte le spese di rappresentanza e di ufficio, l’uso del telefono, computer, abbonamenti vari ecc. Al fine di evitare che la somma venga dimezzata il deputato è solo obbligato a partecipare a più della metà delle sedute plenarie in un anno parlamentare, a meno che non abbia una buona giustificazione. Ovviamente il parlamentare avrà bisogno di un alloggio e di un pasto quando è presente a Bruxelles o a Strasburgo per “affari ufficiali”, ovvero per la normale attività di parlamentare. Per la bisogna il Parlamento versa un’indennità forfettaria di 320 euro al giorno, cifra che anche in questo caso viene dimezzata se il parlamentare perde più della metà delle votazioni per appello nominale nei giorni in cui si svolgono le plenarie. Per le riunioni al di fuori dell’Unione, l’indennità è di € 160, con le spese alberghiere rimborsate separatamente. I viaggi invece vengono risarciti, dietro presentazione delle ricevute, «fino a un massimo di una tariffa aerea business class», in prima classe se il viaggio è in treno, e 0,53 euro al km se è in macchina. Finita qui la cuccagna? No ovviamente. A parte il diritto al rimborso di due terzi delle spese mediche, ogni deputato riceve 24.526 euro al mese per pagare gli assistenti. Una cifra di tutto rispetto che basterebbe a pagare un fior di stipendio ad almeno quattro assistenti e che ovviamente non dovrebbe in alcun modo e in nessuna percentuale a finire nelle tasche dei deputati, ma dal quale più di un parlamentare furbetto ha tratto in passato vantaggio.
STOP AI PARENTI
Fino al 2009 c’era chi ad esempio assumeva parenti stretti, poi per fortuna si decise di impedirlo per regolamento. Ma c’è stato anche chi in cambio della prestigiosa assunzione, e delle possibilità che essa offre, si faceva passare dall’assistente parte dell’emolumento deciso. A fine mandato poi l’europarlamentare riceve 17mila euro di indennità (due stipendi lordi) mentre compiuti i 63 anni ha diritto a una pensione di 1200 euro lordi a mandato. La cifra equivale al 3,5% della retribuzione per l’esercizio di un intero anno di mandato e non può superare il 70% del totale. È cumulabile con qualsiasi altro tipo di reddito.