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 2019  maggio 18 Sabato calendario

Le donne in azienda portano soldi e fortuna

 Risolveremmo il problema della fame nel mondo e ci sbarazzeremmo del nostro debito pubblico se solo dessimo più spazio alle donne nell’ambiente lavorativo. Non lo sostengono le femministe dei nostri giorni, troppo impegnate a scandalizzarsi davanti all’immagine di una modella in bikini su un cartellone pubblicitario o a spalleggiare l’attrice Asia Argento, bensì un recente studio dell’International Monetary Fund, pubblicato sul The Guardian, secondo cui avvalersi del capitale umano femminile piazzando il gentil sesso nelle posizioni strategiche determinerebbe l’aumento dell’economia globale del 35%. Tesi avvalorata da una ricerca condotta da Harvard Business Review, la quale ha sancito che l’equilibrio di genere, ossia la parità numerica di maschi e femmine, all’interno delle aziende consentirebbe di raggiungere 28 trilioni di dollari di Pil mondiale entro il 2025. Insomma, sembra proprio che per scongiurare disastri finanziari, crisi economiche, crolli delle borse sia indispensabile puntare sulle signore, anche perché abbiamo appurato che affidarsi ai cinquestelle, i quali avevano promesso, proclamato e festeggiato l’“abolizione della povertà”, conduce ad una bella fregatura. Del resto, come vi avevamo già raccontato qualche mese fa, il nostro genere è il più istruito sul pianeta, stando ai dati del World Economic Forum. Tuttavia, esso continua ad essere messo ai margini di un mercato del lavoro in cui i maschi, pur essendo meno preparati, la fanno da padroni.

IL CASO ITALIANO
Ciò appare evidente soprattutto in Italia: siamo i primi al mondo per iscrizione delle donne all’università, eppure risultiamo al diciottesimo posto su 140 per partecipazione femminile alla vita economica del Paese, dove la disoccupazione delle fanciulle è di tre punti percentuali più elevata di quella del sesso opposto. Altro che reddito di cittadinanza, per creare ricchezza basterebbe aprire le porte a chi indossa la gonna. E non per cedere il passo. Badate bene: la presenza delle signore non agevolerebbe solo l’espansione economica. A trarne beneficio sono gli stessi lavoratori, i quali gioverebbero del miglioramento delle proprie condizioni psicofisiche. Secondo un sondaggio condotto da Reuters su oltre 1000 impiegati il mix di genere accresce soddisfazione, felicità e produttività, riducendo il fenomeno dell’assenteismo in maniera notevole. Da uno studio promosso dal Gruppo Sodexo è risultato che i team rispettosi dell’equilibrio dei sessi vantano il 12% in più di fidelizzazione del cliente, il 13% in più di crescita, il 23% in più di fatturato e una minore incidenza di infortuni sul lavoro. La presenza della componente femminile ed il suo bilanciamento con quella maschile risultano elementi essenziali all’interno dell’azienda, in quanto «arrecano vantaggi concreti pure in termini di performance», spiega Nadia Bertaggia, direttore delle risorse umane e dell’organizzazione di Sodexo Italia. «Il 50% del nostro consiglio di amministrazione e più del 32% dei team dirigenziali del Gruppo sono composti da donne. La strada da percorrere è ancora lunga ma noi vogliamo seguire questa direzione», continua Bertaggia. Dei benefici che derivano dalla presenza di figure manageriali femminili è consapevole anche la master certified coach Marina Osnaghi, la quale ritiene che il sesso detto debole possieda «la capacità di creare fiducia reciproca, sostenibilità professionale nonché un ambiente in cui le persone sono più propense a fornire risultati eccellenti». 

TRATTAMENTO ECONOMICO
Nonostante ciò, le donne permangono in una situazione di disparità. Nel settore privato tale scompenso si riverbera altresì nel trattamento economico, dato che a parità di ore di attività percepiscono compensi talvolta inferiori rispetto ai colleghi maschi che ricoprono le medesime funzioni. Sono più colte, più brave, addirittura più intelligenti, eppure devono sgobbare il triplo per emergere, dal momento che l’uomo ha un vantaggio di millenni. Lo conferma un’indagine fatta dal Pew Research Center di Washington: 4 americani su 10 percepiscono una disparità di valutazione nei confronti delle lavoratrici che puntano ai vertici aziendali ed è convinzione diffusa che esse debbano impegnarsi di più rispetto ai maschietti per dimostrare quanto valgono. Grazie a Dio non temiamo fatiche e sacrifici!