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 2019  maggio 18 Sabato calendario

Grumpy la gatta che valeva cento milioni

 Il gatto più imbronciato del mondo non c’è più, facciamocene una ragione. Internet ha detto addio a Grumpy, il felino dal muso meno amichevole fra tutti i gattini acchiappa- clic conosciuti finora ma non meno affascinante, soprattutto come fenomeno della Rete. Lo sanno bene i padroni che hanno twittato un epitaffio strappalacrime, ultimo (ma non è ancora detto) lascito con numeri da capogiro: oltre 86mila retweet, 10mila commenti e passa, 255mila “mi piace” e un contatore impazzito che continua a girare. Ma che Grumpy (che vuol dire appunto “scontroso"), alias Tardar Sauce, avesse i numeri era stato chiaro fin dal 2012, quando i proprietari avevano postato per la prima volta da Morristown, sobborgo americano di Phoenix, la foto della gattina dall’espressione un po’ così su Reddit, conquistando subito un numero esagerato di fan destinato a crescere. «Con il suo broncio ha aiutato milioni di persone a sorridere», scrive la sua padrona Tabatha, assieme alla famiglia riunita per condividere con il mondo intero il ricordo della gatta scomparsa il 14 maggio per un’infezione. Milioni di persone nel vero senso della parola, visto che a fare di conto Grumpy in sette anni – età raggiunta al momento della sua dipartita – è riuscita a racimolare oltre 12 milioni di follower tra Facebook (8,3), Instagram (2,5) e Twitter (1,5). Le cifre del suo successo sono lo specchio fedele di una crescita esponenziale dei canali social, che in questi ultimi anni ha visto i big della Silicon Valley spartirsi il traffico a colpi di “like “.
Online di Grumpy piaceva soprattutto quel muso tra l’indignato e lo scontento che si adattava a qualsiasi interpretazione, dovuto in realtà a nanismo associato a un morso inverso e non certo all’espressività della micetta che ai meno avvezzi al pedigree poteva sembrare un siamese accigliato. A onor del vero la gattina snowshoe, razza frutto di un incrocio tra siamese e american shorthair bicolore, era diventata da subito una parodia vivente, surclassando anche i gatti più amati del web e andando ben oltre. Da star dei croccantini a protagonista di un cinepanettone americano del Natale 2014 ( Grumpy Cat’s Worst Christmas Ever ), fino a ottenere l’anno successivo un clone in cera al Madame Tussauds di San Francisco e ad aggiudicarsi il terzo posto (dietro due cani) nell’ambita classifica dei pet infuencers stilata da Forbes. Per non parlare di videogame, libri, fumetti e comparsate in tv, ma centellinate, stando a quanto dichiarato dai proprietari preoccupati di preservare la salute del felino. Anche perché la fama, persino quella di un gatto, paga. Nel 2018, con Grumpy Cat, i Bundesen hanno incassato un risarcimento di 710mila dollari (allora circa 570mila euro) grazie a una causa per violazione di copyright del marchio di caffè Grenade che, oltre al Grumppuccino, aveva osato vendere gadget ispirati alla micia scontrosa. Troppo persino per un gatto-meme con un valore stimato (nel 2014) di 100 milioni di dollari, il cui «spirito continuerà a vivere nel cuore dei fan». Soprattutto per il broncio.