Libero, 17 maggio 2019
Un disabile smonta il reddito di cittadinanza
Il lavoro me lo sono trovato da solo. I problemi, invece, me li ha creati il Centro per l’Impiego (ex Collocamento, ndr)». Il dottor Pietro Argentieri è un giovane ingegnere informatico (43 anni), ha due figli di 4 e 5 anni e sta per cambiare azienda. Ad aprile si è dimesso e e presto entrerà nella nuova azienda. L’ingegnere vive e lavora nel varesotto, nel cuore della Lombardia produttiva. Dove (quasi) tutto funziona. Argentieri ha scoperto qualche settimana fa che non proprio tutto funziona benissimo. Anzi. Dopo un ictus (che lo ha lasciato claudicante, costretto a muoversi con il bastone e con il braccio sinistro praticamente inutilizzabile), non si è perso d’animo. Ha ripreso a darsi da fare. E adesso per evitare di pesare troppo sulla moglie (che già deve occuparsi dei bambini ogni mattina per vestirli e portarli alla materna), è riuscito a trovare un altro posto di lavoro che gli offre la possibilità di lavorare da casa. Così da riuscire a conciliare il ménage familiare, la sua professione e le difficoltà di una disabilità capitata fra capo e collo. Il paradosso – di quest’Italia che funziona al contrario – salta fuori quando Argentieri trova un altro posto di lavoro, si dimette andando di persona all’Ispettorato del lavoro di Varese. E pensa di aver esaurito così la trafila burocratica. 40 chilometri E invece no. Infatti per invalidi e disabili esiste un Ispettorato del Lavoro “mirato”. E per avviare la procedura di assunzione l’ingegnere deve prendersi un altro giorno di permesso, rifarsi i 40 chilometri in macchina, tornare a Varese e iscriversi al collocamento per invalidi così da consentire alla nuova azienda, che l’ha già selezionato e scelto, di fare richiesta nominativa. «Non voglio favoritismi e corsie preferenziali», dice amareggiato, «ma capire perché non ci si renda conto che con certe procedure si complica la vita». Mentre in Italia si discute da mesi di reddito di cittadinanza, navigator e tanti fondi pubblici (5,6 miliardi tra aprile e dicembre 2019, dal 2020 7,3miliardi per i 12 mesi), c’è chi il lavoro ce l’ha (avrebbe), ma poi si trova in mezzo ai piedi la burocrazia. Bizzarrie di un Paese che manderà in giro i camper dell’Inps per rintracciare i 20mila senza fissa dimora censiti e segnalare loro che hanno diritto al nuovo sussidio. Stranezze di un Paese in cui i previsti 7 mila navigator, quelli che dovrebbero trovare un lavoro a chi incassa il sussidio, non stati neppure scelti. Ma dove i quattrini sono stati già accreditati. Il reddito di cittadinanza? «A me non piace, non è mai piaciuto. E poi è strano che arrivino prima i soldi delle offerte di lavoro. Tanto più che non si sono visti nemmeno i navigator...», ironizza. soldi senza lavoro É la discriminazione che lo fa infuriare: per chiedere il reddito di cittadinanza si può fare tutto on line (con lo Spid, l’identità digitale). Per iscriversi al collocamento “mirato” invece no. Ieri, in una garbata lettera al Corriere della Sera, Argentieri ha chiesto di sapere il perché. Spiega a Libero: «Da quando sono invalido lo Stato non mi tratta più come gli altri. Devo andare all’ufficio “mirato”, come se quello vicino casa non potesse accettare la mia richiesta». Da notare: secondo le le statistiche tramite l’iscrizione all’ex Collocamento trova lavoro appena il 3/4% dei richiedenti. Forse Luigi Di Maio e il presidente dell’Inps Pasquale Tridico, ideatori del reddito e fautori della riforma (ancora non decollata) del Centri per l’impiego, potrebbero risolvere questo pasticcio. «Nel 2019, nell’era digitale, dove posso fare quasi tutto da remoto», taglia corto l’ingegnere, «lo Stato mi costringe ad andare allo sportello, a comunicare che sia disposto a lavorare per un’azienda che già mi ha scelto. Ma io il lavoro già me lo sono trovato. E da solo». L’ingegnere Argentieri il 27 maggio dovrà recarsi di nuovo a Varese per iscriversi e avere il nulla osta pubblico per lavorare.