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 2019  maggio 17 Venerdì calendario

Diario di una maestra

Povera maestra che insegnò per più di quarant’anni nelle scuole materne ed elementari d’Abruzzo e odiava e amava i bambini, chissà. Scrisse un diario che dopo la sua morte una nipote trovò in un cassetto di casa. Aveva annotato, forse la notte, quel che pensava di questo o di quell’altro dei suoi scolari e ne assolveva pochi. 
Si chiamava Rosalba Santoro: il Saggiatore ha pubblicato ora i suoi scritti, in un libro insolito, Contro i bambini. Memorie di una brava maestra. Per fortuna le mamme non seppero allora quel che l’insegnante, di gran talento, pensava dei loro figli, altrimenti l’avrebbero picchiata, presa a seggiolate come è venuto di moda ora.
(Le madri mediterranee, invece di sgridare i figli con le orecchie lunghe degli asini, se la pigliano con la maestra, con la professoressa, e la incolpano dei brutti voti e della cattiva condotta dei loro pargoli. Una volta accadeva che i figli, anche i più bravi, venissero rimproverati, guardati in cagnesco dai genitori persino se avevano preso 7 anziché 8).
«Spesso si trascorrono giornate immersi in un perenne brusio intervallato da esplosioni di urla, pianti, risate, il più delle volte a volumi folli. Sembra quasi che le ugole dei bambini siano state progettate per emettere dei segnali fastidiosi come gli allarmi delle macchine».
«Diario mio, questo posto è l’inferno. I bambini sono diavoli col forcone. Ridono con i dentini di fuori e non lo sopporto, fanno i versi degli animali e ho paura».
Una volta che il clima era parso alla maestra più tranquillo del solito portò in classe, per premiare i bambini, la celebre torta di mele fatta con la ricetta di sua invenzione di cui andava fiera. «Quando Antonio ritirò la sua fetta, non so cosa gli prese, la spiaccicò tutta in faccia al suo compagno di banco (...). Nel giro di pochi secondi si scatenò il parapiglia, e della mia torta nessuno assaggiò nemmeno una briciola dato che andò tutta a finire sui banchi e sulle facce unte e impiastricciate dei bambini».
Alla maestra ogni tanto viene qualche dubbio: «A volte rileggendo questi appunti mi sembra di esagerare nei confronti dei bambini. Però considerate una cosa. Io con i bambini ho speso la mia intera vita, è stata la mia professione, il mio scopo educarli. Il mio rapporto con loro è come quello dei medici coi pazienti».
«I bambini sono abissi, se li tocchi precipiti giù (...). Sono creature diaboliche a cui tutto viene permesso. Gli adulti davanti a bambini perdono la tramontana (...). Spetta a noi insegnanti di scuola inculcare qualche regola, per far capire loro il mondo».
L’insegnante è un barcaiolo? «I bambini non vanno riempiti di nozioni, di matematiche, di verbi, di capitali sconosciute; vanno condotti in salvo alla fine di questa meravigliosa e insieme violentissima avventura che è l’infanzia. Senza di noi non ce la farebbero, la loro fantasia, il loro spirito lunatico li farebbero morire tutti giovani».
Il libro è anche il diario di una vita di provincia. La maestra confessa di avere avuto fin da piccola «il ghiribizzo di tenere diari»: sprona gli scolari a scriverlo anche loro. Anche se con «certi bietoloni» tutti calcio e petardi l’impresa le sembra davvero inutile.
Rosalba è dura nei giudizi, ma anche materna. Non «striglia» i bambini, non osa alzargli un dito addosso. «Quello che facciamo a loro è in buona parte quello che un giorno faranno al mondo».
«Sono ingiusta o sono severa?». Certe volte se lo chiede e confessa il desiderio di mettere in difficoltà gli scolari che il giorno prima del compito in classe si sono comportati male. Non nasconde nulla. Il diario segreto è un’autoseduta psicoanalitica mascherata: «Fare la maestra per tutti questi anni è stato come attraversare l’Italia in treno». Dagli anni Sessanta ai primi anni Duemila. Senza la scuola avrebbe fatto la camiciaia, come sua madre.
Contro i bambini è un libro sull’amore deluso, sugli inganni e i disinganni. La sua vita, racconta, è stata una specie di missione, educare i bambini degli altri: «Tornare a casa da scuola e dover fare i conti con un bambino che si è fatto la cacca addosso e che ha gli incubi la notte. No, grazie. Almeno a casa è necessario starsene un po’ tranquilli».
Il diario è gonfio di risentimenti, ma anche di affetto. Una contraddizione, all’apparenza, ma è forse la chiave per capire il cuore di Rosalba: «Benedetto il giorno in cui ho deciso di non avere figli». E anche: «Amo i bambini nonostante il loro carattere irrequieto».