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 2019  maggio 17 Venerdì calendario

L’ex re del Belgio e la gentildonna

Pagherà cinquemila euro al giorno finché non acconsentirà a sottoporsi al test del Dna. Re Alberto II, già sovrano del Belgio (ha abdicato nel 2013, ma mantiene il titolo) ha perso ieri il ricorso in appello contro Delphine Boël, la gentildonna classe 1969 che da vent’anni rivendica di essere sua figlia: sarebbe il frutto di un amore clandestino ventennale fra Alberto II, sposato dal 1958 con Paola Ruffo di Calabria, e la baronessa Sybille de Selys Longchamps. 
Se questa paternità fosse accertata, Boël diventerebbe principessa Delphine del Belgio, e avrebbe diritto a un ottavo dell’eredità di Alberto. Quella di Delphine, precisano però i suoi avvocati, non è una battaglia venale: il gentiluomo Jacques Boël che le ha fatto da padre è il rampollo di una dinastia industriale, e ben più ricco del re. Ma lei, che agisce, dice, solo «perché la verità non si perda poco a poco» insegue Alberto in tribunale dal 2013, in una telenovela giudiziaria che per alcuni osservatori avrebbe avuto un peso nell’abdicazione. 
La puntata più recente si è consumata ieri alla Corte d’Appello di Bruxelles. L’avvocato di Delphine, Marc Uyttendael, ne è uscito «pieno di gioia»: è necessario, ha detto, «fare il test prima che si può». Re Alberto ha 83 anni e una salute che al momento di lasciare il trono ha definito malferma. E di fare l’esame si rifiuta ostinatamente. 
A novembre scorso la stessa Corte d’Appello aveva decretato che Jacques Boël non era in effetti il padre di Delphine; e ordinato ad Alberto II di sottoporsi al test in tre mesi. A febbraio il re si è rifiutato contando di ricorrere in terzo grado; la Corte d’Appello ha però deliberato ieri che il prelievo si svolga comunque, concedendo solo che i risultati siano resi noti dopo la pronuncia di Cassazione. 
A incendiare la polveriera era stato nel 1999 un diciottenne, Mario Danneels: scriveva di reali per due free-press, e volle curare una biografia della regina. Intervistò parenti, intimi e nemici, e quello che nell’entourage reale era un segreto di Pulcinella fu invece, sulle pagine del libro Paola dalla dolce vita al trono, una bomba: il re aveva una quarta figlia, Delphine. Alberto II non commentò. Nel discorso di Natale, quell’anno, fece scivolare la confidenza di un’antica «crisi fra me e la Regina» in cui qualcuno ravvisò un’ammissione. 
Nel 2005 Delphine racconta a una tv francese di essere «certamente» figlia del re belga, e di averlo cercato dopo l’uscita del libro, «ma mi disse di lasciarlo in pace». A giugno 2013 lei lo cita in giudizio: lui ha l’immunità reale, lei spera di rivalersi sugli altri figli. A luglio Alberto II abdica e parte un nuovo processo. Anche mediatico: il giorno stesso dell’abdicazione la baronessa Sybille va in tv e vuota il sacco. Una liaison durata dal 1966 al 1984 (il re ha sempre negato); la gravidanza inattesa – «Mi credevo sterile» – nel 1969; le promesse del re di divorziare, rimangiate per ragion di Stato. 
Prossime puntate: che il re si sottoponga al test o no (è probabile che lo farà) non si saprà nulla prima del verdetto di Cassazione. Cioè non prima di fine anno: al ritmo di cinquemila euro al giorno il re, che gode di una pensione annuale di un milione di euro, ci arriverebbe appena.