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 2019  maggio 17 Venerdì calendario

Ken Loach a Cannes con un film sulla nuova povertà

Arriva con il braccio al collo e subito scherza su se stesso: «Me lo sono rotto facendo a botte con i fascisti». Quando gli dicono che, in sala, ci sono stati molti applausi a scena aperta, assume un’aria più incuriosita che soddisfatta. E, alla fine, confessa che piacerebbe anche a lui fare domande, come i giornalisti, per esempio «che mi dite di Salvini?». Con l’ultimo film in gara al Festival, Sorry we missed you, Ken Loach, classe 1936, due volte vincitore della Palma d’oro (e c’è già chi parla di una possibile terza), affronta il nodo doloroso dei nuovi poveri, quelli che, fino a poco tempo fa, vivevano del proprio lavoro immaginando un futuro migliore e adesso, strangolati da meccanismi di sfruttamento sempre più esosi, si ritrovano in preda all’indigenza: «Il mondo del lavoro è cambiato, la novità paradossale è che oggi le persone, anche quelle che hanno un impiego, sono costrette a sfruttare se stesse per sopravvivere. Le regole non sono imposte dai datori di lavoro, ma dalla condizione stessa della precarietà. Per conservare il posto si va avanti rinunciando ai diritti fondamentali, restare a casa se si è malati, godere di ferie retribuite, avere coperture quando accadono incidenti. È molto diverso dal passato. Trovare un posto, quando ero ragazzo, significava essersi sistemati per sempre, si pensava che sarebbe stato il mestiere della vita».
Al centro di Sorry we missed you c’è una famiglia di Newcastle Ricky (Kris Hitchen), sua moglie Abby (Debbie Honeywood) e i due figli, l’adolescente Seb (Rhis Stone) e la bambina Liza Jane (Katie Proctor). Il nuovo impiego di Ricky, in una ditta di consegne a domicilio, potrebbe essere la svolta tanto attesa e invece si rivela un cappio al collo, una condanna basata su un sistema di ricatti, un incubo che sgretola gli equilibri familiari: «Pensavo - confessa Loach - che I, Daniel Blake sarebbe stato il mio ultimo film , poi abbiamo cominciato a frequentare le mense dei poveri, notando che, tra i frequentatori, c’erano un sacco di persone che uno stipendio ce l’avevano, ma non riuscivano ugualmente a sfamare le famiglie. Questa è una situazione intollerabile, bisogna dirlo, e farlo capire ai politici, ai socialdemocratici che continuano a promettere miglioramenti sapendo che non arriveranno mai».
In Gran Bretagna, continua Loach, «la povertà è una spaventosa disgrazia, frutto di precise scelte politiche. Una condizione pericolosa che, riguarda tante altre nazioni, Italia, Brasile, Europa dell’Est e America comprese, e che sta provocando l’ascesa di una destra sempre più arrabbiata e la diffusione di un odio crescente. Il divario tra poveri e ricchissimi aumenta e, con esso, la voglia di prendersela con qualcuno, magari solo perchè ha un colore di pelle diverso o perchè cucina un cibo con un odore differente». Per la speranza, in questo quadro, c’è poco spazio, anche se, dice Loach, «l’elezione, tre anni fa, di Jeremy Corbyn ha fatto intravedere una luce e, non a caso, gli iscritti al partito laburista sono passati da 100mila a mezzo milione. Il suo è un programma chiaro, contrario alla privatizzazione, favorevole a un maggior controllo democratico delle condizioni lavorative, ma, anche all’interno del partito, ha molti detrattori».
Quello che conta, nella famiglia di Sorry we missed you, sono i legami d’affetto, «quell’essere insieme che crea forza», ma fa anche soffrire, perchè le sconfitte di ogni giorno hanno un effetto concreto sui sentimenti di ognuno, soprattutto su quelli di Seb: «Credo che i ragazzi di oggi si sentano confusi, persi, e anche presi in giro. Sono cresciuti in una cultura che ha messo al primo posto il denaro, l’ingordigia, le divisioni sociali. L’unico argomento su cui stanno iniziando a mobilitarsi è il danno ambientale, sono consapevoli della distruzione del pianeta e, su questo, stanno trovando punti d’incontro. Per la classe media è diverso, si sentono un po’ più protetti, ma anche più spinti ad assorbire i valori della competizione e dell’individualismo».
Alla domanda su Brexit Ken Loach risponde spiegando le ragioni per cui la sinistra ha, sul tema, posizioni contrastanti: «Alcuni credono nell’Europa come una vera unione solidale tra Stati diversi, altri pensano, invece, che si tratti di un patto con fini unicamente economici, un accordo che facilita il libero scambio, l’accumulo di ricchezza. Di per sè quella dell’Europa unita è un’idea brillante, ma la realizzazione non è all’altezza». Il cinema, in un panorama così problematico, «non può molto». Ken Loach lo ammette con uno dei suoi sorrisi timidi: «Anche I, Daniel Blake non ha prodotto alcun risultato, nessuno è intervenuto per cambiare le cose. Spero sia servito almeno a smuovere le coscienze». E, in tempi come questi, non sarebbe poco.