ItaliaOggi, 17 maggio 2019
La rivincita della scarpa made in Italy
L’Italia che funziona e il go back produttivo. L’aumento dei costi della manodopera nei Paesi dell’Est Europa e del Sud-Est asiatico sta spingendo i produttori di calzature a ricercare nuove soluzioni per le loro produzioni. Tra esse il «sistema ad iniezione diretta», che grazie a nuovi materiali poliuretanici leggeri e performanti, consente di unire la suola alla tomaia in modo che formino un tutt’uno. Insomma la tecnologia e il giusto reclamo di migliori condizioni di lavoro in taluni Paesi è un mix che sta rafforzando il made in Italy ed è una vittoria per chi, coraggiosamente, ha mantenuto in Italia la produzione anche in anni difficili, volendo difendere il fashion tricolore pure in un settore particolare quale quello delle calzature comode. Il marchio Fly Flot (sede a Calvisano, Brescia) fu fondato nel 1985, lo scorso anno ha fatturato 18 milioni di euro (il 6% è investito in ricerca e sviluppo).Quest’anno prevede un balzo in avanti a due cifre grazie alla conquista del mercato del Regno Unito, dove può contare su 170 punti vendita e prevede di fatturare 1,5 milioni di euro. «Siamo sempre stati fedeli al made in Italy», dice l’ad Alice Migliorati, «crediamo che il nostro Paese abbia ancora tante risorse da mettere in campo». A dare una mano alle aziende italiane del fashion è anche l’online, se utilizzato con saggezza. Ed è quasi una case history quella di Fly Flot: le vendite via web sono cresciute del 60% nel 2017, del 35%, nel 2018 e il trend indica un uguale incremento quest’anno. Chi recitava il de profundis per la scarpa italiana fortunatamente si sbagliava.