Corriere della Sera, 16 maggio 2019
Nata da seme congelato, avrà il nome del padre morto
Sono legittimi i figli nati con procreazione medicalmente assistita anche quando la fecondazione è avvenuta post mortem. Una procedura vietata in Italia dalla legge 40, mai scardinata in tutti questi anni di ricorsi e modifiche legate a sentenze di tribunali e Consulta. Ora la Suprema Corte riconosce al figlio, avuto da una donna utilizzando il liquido seminale del partner deceduto, di avere il cognome paterno. È necessario però – questo viene specificato nelle motivazioni – che l’uomo abbia dato il consenso alla crioconservazione. La donna si era sottoposta alla fecondazione in Spagna dove il trasferimento dei gameti post mortem è consentito. Alla nascita della bambina aveva chiesto all’anagrafe di registrare il nome del padre sul certificato, ottenendo il rifiuto. Il Tribunale aveva avallato la decisione dell’ufficiale di stato civile e così anche la Corte d’Appello di Ancona. Ma per la Cassazione «se il padre ha prestato il consenso» sapendo di dover morire «il bambino va considerato figlio nato dal matrimonio».