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 2019  maggio 16 Giovedì calendario

Andrea Seppi ha perso 500mila euro

Proprio lui, campione di regolarità, di equilibrio, di sportività. Con quel rovescio controllato a due mani, la palla né troppo forte né troppo lenta, la costruzione metodica del punto. Mai un urlo, una protesta. L’altoatesino Andreas Seppi, 35 anni, in passato più volte numero uno del tennis italiano, te lo immagini sempre attento e prudente anche alla festa di Capodanno. Figuriamoci di fronte a un importante investimento. E invece, eccolo firmare un’operazione finanziaria spericolata: febbraio 2017, Venice Investment group, Slovenia, 500 mila euro. Un azzardo, considerato che la Venice Investment è al centro della maxi truffa architettata da un ex manager del turismo di Portogruaro, Fabio Gaiatto, che si è reinventato broker proponendo la compravendita speculativa di valute estere.
Come sia finita lo sa bene Seppi e lo sanno pure i circa 3mila investitori che si sono rivolti a Gaiatto affidandogli i loro risparmi credendolo un mago del Forex, il mercato delle valute. Truffa colossale, sulla falsariga dello schema Ponzi, con rendite altissime ai primi che si affacciano e collasso finale. Tradotto in soldoni: 77 milioni di buco complessivo.
«Il mio cliente, purtroppo, ha perso tutto, anche gli interessi maturati», spiega l’avvocato Aldo Pardo, suo difensore. Il conto l’ha fatto Seppi: sono 662 mila euro, cioè i 500 mila euro di capitale versato più la rendita che il trader aveva promesso e accreditato sul conto aperto a nome del tennista. «Interessi a due cifre, solo virtuali però. Cioè lui li vedeva al computer, non in tasca». Per Seppi è come aver buttato all’aria i premi dei tornei più importanti vinti in carriera, Mosca, Eastbourne e Belgrado. Per carità, nulla di rovinoso se si considera che nel corso degli anni ha accumulato un monte premi di quasi 10 milioni di euro. Abbastanza però per denunciare il fatto in Procura. Fra le 900 querele dei truffati c’è dunque anche la sua. Con allegati i documenti dell’operazione finanziaria, dai quali emerge un campione alle prese con rendiconti, contratti, certificazioni. Seppi che scrive alla Venice di Gaiatto, Seppi che firma bonifici allo sportello della Raiffeisenkasse di Caldaro, Seppi che registra i guadagni senza mai incassarli. «Fino al luglio 2017 ha visto lievitare l’investimento. Dopo, nulla più – precisa l’avvocato —. E, anzi, tutto è stato oscurato». E allora è successo che il tennista abbia pagato insieme con altri truffati, per il tramite del legale che li difende, un investigatore privato per capirne di più.
Il risultato del lavoro investigativo ha anticipato quello più dettagliato della Guardia di Finanza che ha lavorato sul campo e ha portato all’arresto di Gaiatto e al processo contro di lui e contro 13 complici ottenuto dal procuratore di Pordenone Raffaele Tito e dal pm Monica Carraturo, con l’appendice dei «casalesi» clienti di Gaiatto sulla quale stanno però lavorando altre Procure.
L’investigatore aveva scoperto che il broker era già stato sanzionato dalla Consob per attività illecita, che la società slovena era il punto terminale di una serie di scatole cinesi nate nelle campagne di Portogruaro, dove viveva Gaiatto, per ramificarsi in Croazia, Slovenia, Usa, Inghilterra. «Struttura ideata per disperdere in mille rivoli, fra parenti e amici, ogni possibile recupero», riporta la querela. E Seppi che dice? «Io l’ho visto tranquillo, serafico. Mi ha detto: avvocato, ho sbagliato questa operazione, veda lei».
Come quando perde in due set al primo turno e, Signore del tennis, va a stringere la mano all’avversario di turno.