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 2019  maggio 16 Giovedì calendario

Il baby migrante sopravvissuto in 30 centimetri

«Come sei finito su quel camion?». «Non lo so». «Da dove sei partito?». «Non me lo ricordo». «Quanti anni hai?». «Sono minorenne». 
Il ragazzo senza nome era nascosto al fondo di un rimorchio della compagnia Vectorys, imbarcato al porto di Tunisi lunedì sera alle 18. Lo hanno trovato martedì sera alla stessa ora in questo centro logistico e doganale di Novi Ligure, che porta il nome dell’azienda specializzata in trasporti dal Nord Africa: 26 mila passaggi all’anno per il resto d’Europa. Il semi rimorchio era stato passato allo scanner all’ingresso del porto di Tunisi. Lasciato fermo per dodici ore su un piazzale, prima di essere chiuso con i sigilli piombati e iniziare l’attraversata a bordo di una nave della compagnia GNV. È durante quel lasso di tempo che il ragazzino è riuscito a nascondersi all’interno. Il semi rimorchio era carico di scatoloni grandi 40 centimetri per 30. Tutti pieni di sacche per flebo destinate al mercato polacco. Un muro di scatole, una fila dopo l’altra, fino al tetto, e al fondo un essere umano. Quando è stato sbarcato al porto di Genova, il semi rimorchio è stato agganciato da una nuova motrice. È arrivato sul piazzale di Novi Ligure per essere “lavorato” il giorno successivo. Un carico come tanti. Da fuori non si vedeva nulla di strano, ma qualcosa si sentiva.
«Per fortuna, un camionista romeno che passava a piedi su quel lato ha sentito qualcuno che batteva forte contro le pareti del semi rimorchio» spiega il direttore operativo di Vectorys Andrea Rovere. «Quando abbiamo aperto, sono rimasto senza parole. Il ragazzino era al fondo del cassone in uno spazio non più largo di 30 centimetri. Con sé aveva solo una bottiglia d’acqua vuota. È sceso a fatica e si è steso a terra, sull’asfalto. Abbiamo cercato di aiutarlo subito. Lui ha detto poche parole che non capivamo. Parlava solo in arabo. Nel frattempo, avevamo già chiamato i carabinieri e un’autoambulanza». Al pronto soccorso dell’ospedale infantile di Novi Ligure hanno registrato il caso alla voce «paziente sconosciuto». Era disidratato, ma tutto sommato in buone condizioni. La radiografia ossea del polso ha confermato indicativamente l’età: fra 17 e 18 anni. Davanti a un interprete e ai carabinieri, agli ordini del capitano Marzia La Piana, il ragazzo senza nome non ho voluto o potuto dire altro che quella stessa frase: «Sono minorenne». È stato affidato a una comunità. Nessun documento con sé. Un paio di jeans scuri, una maglietta chiara, un giacchetta e quella bottiglia vuota. Il viaggio del ragazzo senza nome potrebbe essere durato in tutto 40 ore. Fra attesa nel porto, attraversata e scarico della merce. Nel semi rimorchio non c’è luce e nemmeno una presa d’aria. Per questo è stato fortunato. «Quando ho visto quel ragazzino, ho pensato a mia figlia», dice il direttore di Vectorys Andrea Rovere. «Mi ha colpito la sua forza, questa determinazione». Non sarebbe stato facile sopravvivere un’altra notte in quel cunicolo ricavato sotto un muro di scatole.