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 2019  maggio 16 Giovedì calendario

Gli speculatori puntano l’Italia

Matteo Salvini dice di non essere «per nulla preoccupato» dall’aumento dello spread. Ma cosa ne sarebbe dei risparmi degli italiani e del costo degli interessi sul debito se quel termometro iniziasse a salire in modo incontrollato? Così come nell’autunno del 2011, la situazione può precipitare nel giro di pochi giorni: benché siamo ancora distanti dai 570 punti raggiunti allora, lo scenario non è inverosimile. 
Ieri mattina, fra le otto e le nove, mentre i gestori di Hong Kong e Singapore stavano lasciando l’ufficio per andare a cena, un singolo ordine di vendita ha fatto schizzare all’insù il differenziale fra Btp italiano e tedesco di cinque punti. È il segno che in qualche angolo del mondo - probabilmente in Asia - una grande banca d’affari o un fondo di investimento ha iniziato a scommettere forte contro l’Italia. Non una scommessa granché rischiosa se il leader del partito più influente del Paese promette la rottura del Patto di stabilità del terzo debito pubblico del mondo, e nel pieno di una campagna elettorale decisiva per le sorti del governo. 
«Non sono granché sorpreso», dice Emilio Rossi di Oxford Economics. «Chi compra e vende titoli pubblici non attende certo la bocciatura di un’agenzia di rating per liberarsi di un Btp vicino al livello spazzatura». Il giudizio di Standard and Poor’s, la più influente di quelle agenzie, è in effetti ad appena due gradini da quel livello. Gustavo Baratta, che il mestiere del trader di titoli sovrani lo ha svolto a lungo, spiega che «da qualunque parte la si guardi, l’uscita di Salvini è un problema». O «hanno ripreso fiato le tesi dell’ala radicale della Lega (i due ideologi Borghi e Bagnai), o la conflittualità interna al governo aumenterà». «Nelle prossime settimane non parleremo d’altro che di Italia», garantisce Antoine Bouvet di Mizuho
Resta solo da capire quale sia la «soglia di rottura» dei Btp italiani, ovvero il livello dello spread oltre il quale la speculazione potrebbe farsi incontrollata, costringendo il governo a misure d’emergenza. Baratta sostiene che basterebbe superare i 320 punti, Rossi è convinto non accadrebbe «al di sotto dei 350», la Banca d’Italia ha più volte ipotizzato il punto di non ritorno a 400. Nella migliore delle ipotesi, si tratta di poco più di cento punti dai livelli attuali, ormai prossimi a 300. Nonostante l’ombrello aperto dalla Banca centrale europea sugli istituti attraverso la promessa di nuova liquidità, le conseguenze ricadrebbero tutte su di loro. Anche in questo caso basta osservare le perdite registrate nella giornata di ieri da alcuni titoli, ad esempio da Ubi (fino a quattro punti) e Mediobanca (-2,3 per cento). 
Quante probabilità ci sono che la curva dello spread torni a scendere? Il premier Conte sostiene che per far calmare le acque basterà attendere il 27 maggio, Baratta è convinto della tesi opposta: «Se non ci sono atti concreti, non resta che la crisi di governo. Perché in quel caso gli analisti valuterebbero due scenari. O l’arrivo di un governo tecnico, o di un’alleanza fra Partito democratico e Cinque Stelle: una coalizione che verrebbe valutata in maniera meno irresponsabile di oggi». Non è un caso se il Movimento ha deciso tatticamente di smarcarsi subito dalla linea Salvini e di apparire più responsabile. In barba a quanto detto e fatto fino al giorno precedente.