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 2019  maggio 16 Giovedì calendario

La scuola per trans

La scuola Amaranta Gómez Regalado di Santiago del Cile ha aule e professori, l’età degli studenti che la frequentano va dai 6 ai 17 anni: s’insegnano matematica, scienze, storia, geografia e inglese, si fanno laboratori di arte e fotografia, si possono sostenere gli esami di Stato. Sembra una scuola come tutte le altre, eppure in una cosa non lo è: più di metà degli alunni è transgender. L’istituto non riceve finanziamenti statali, è nato nell’aprile del 2018 grazie alla fondazione per i diritti civili “Selenna”: Evelyn Silva, la presidente della fondazione, e la coordinatrice scolastica Ximena Maturan hanno finanziato il primo anno di attività con i propri risparmi, e gli insegnanti sono tutti volontari. Silva e Maturan, inoltre, hanno assunto una ditta di pubbliche relazioni nel tentativo di raccogliere fondi extra e hanno fatto domanda per una borsa di studio da 2mila dollari finanziata da un’associazione transgender internazionale. A partire dal marzo scorso, intanto, le famiglie hanno cominciato a pagare sette dollari al mese per permettere al loro bambino di frequentare i corsi.

«CHE COSA SEI?»
«Siamo noi adulti a imporre ai bambini di essere maschio o femmina», racconta Evelyn Silva all’emittente inglese Bbc, «ma a volte loro semplicemente non lo sanno. Il genere non è così statico come pensiamo noi e i bambini sono molto più liberi di una persona matura». Dei trentotto studenti che frequentano la scuola cilena, che prende il nome dal politico transgender messicano e attivista Lgbt Amaranta Gómez Regalado, una ventina si dichiarano trans, i rimanenti dicono di essere “cisgender”, cioè a proprio agio con il proprio genere biologico. Le classi sono due: una per i maggiori di dodici anni e una per i più giovani. Molti degli iscritti sono arrivati alla Amaranta dopo che il sistema educativo tradizionale li aveva “rigettati”: «È difficile avere una persona transessuale in classe se nessuno ti ha mai parlato di quel concetto», spiega Angela, 16 anni, mentre descrive la sua vecchia scuola, «Le persone sono confuse, durante la ricreazione ti chiedono che cosa sei». «Volevo morire», prosegue Angela, che è stata vittima di bullismo, «quello che mi hanno fatto mi faceva sentire orribile». «Qui sono felice», ha dichiarato un allievo di sei anni, «perché ci sono molti altri bambini come me». I bambini trans, spiega la presidente Silva, spesso, nelle scuole “ordinarie” saltano le lezioni e non riescono nemmeno a portare a terminare gli studi a causa della discriminazione e del bullismo che viene esercitato nei loro confronti. Secondo un rapporto Unesco del 2016, la violenza omofobica e transfobica nelle scuola causa «pesanti disturbi nello sviluppo delle persone colpite, e quindi anche nella convivenza scolastica, nell’apprendimento, nel rendimento e, infine, nella loro permanenza» nell’istituto.

DISFORIA DI GENERE
Anche nel Vecchio Mondo c’è grande incertezza su come comportarsi con i minori soggetti alla cosiddetta “disforia di genere”, coloro cioè che non si riconoscono nel proprio sesso biologico (indipendentemente dall’orientamento sessuale). Molte sono le polemiche: secondo una clinica londinese, un terzo dei loro giovani pazienti transgender manifestano «tratti autistici moderati o gravi»; in realtà, prende sempre più piede la tesi che sostiene la necessità di superare il periodo della pre-pubertà e della pubertà prima di compiere qualsiasi passo verso il cambio di sesso. Per lasciare il tempo di decidere al minore fino alla maggiore età, è aumentato l’utilizzo della triptorelina, il farmaco che ritarda lo sviluppo puberale nei ragazzi tra i 12 e i 16 anni. In Italia, l’ospedale Careggi di Firenze lo adopera dal 2013 e dall’anno scorso l’Agenzia italiana per il farmaco l’ha inserito nell’elenco dei medicinali a carico del Servizio sanitario nazionale. In Cile, che è un Paese molto conservatore, non è sempre stato così: il Cattolicesimo rimane la religione dominante (nonostante lo scandalo degli abusi sessuali e il seguente insabbiamento che, venuto alla luce, l’anno scorso ha costretto alle dimissioni tutti i vescovi). Il divorzio è stato legalizzato nel 2004, nel 2012 è stata promulgata una legge contro le discriminazioni, il divieto di abortire è stato revocato nel 2017. Di recente, però, è stata emanata una legge che consente ai bambini transgender sopra ai 14 anni di cambiare nome e sesso nei documenti ufficiali, con il consenso dei genitori o dei tutori. La materia preferita dagli studenti della scuola Amaranta? L’inglese: «Perché non richiede un finale maschile o femminile quando si parla di persone», spiega una studentessa di nome Fernanda, «non è mai necessario cambiare il sesso di una parola. È bellissimo».