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 2019  maggio 16 Giovedì calendario

Ai presidi lo stipendio più gramo

Oggi scenderanno in piazza per scagliarsi contro i controlli previsti nel ddl “Concretezza”, che per i presidi prevede controlli attraverso il rilievo delle impronte. «Fare uno sciopero è un diritto e quindi manifestino pure il loro disappunto», il commento del ministro dell’Istruzione, Marco Bussetti. Intanto per i dirigenti della scuola ieri è arrivata un’altra doccia fredda: quello che sapevano già è stato messo nero su bianco. Ovvero che sono i meno pagati tra i dipendenti della Pubblica amministrazione, le cui buste paga raggiungono picchi di 230 mila euro e minimi di 62mila, che riguarda i presidi. Lo “spread” tra gli stipendi è stato calcolato grazie ad una ricerca del Forum Pa, tre giorni dedicata all’innovazione della macchina statale. Macchina composta per il 50,6% da donne, grazie però agli uomini andati in pensione. «Il fatto che il 28,5% abbia già compiuto i 60 anni e si contino appena 212 persone sotto i 35 anni dimostra che la dirigenza pubblica non è un affare per giovani e che le riforme della carriera non sono riuscite a modificare le caratteristiche», ha spiegato il presidente del Forum Pa, Carlo Mochi Sismondi. Enorme il divario fra i 498 dirigenti di enti pubblici non economici (agenzie fiscali e presidenza del Consiglio dei ministri che rappresentano l’1,1% del totale), che percepiscono un salario medio di 190 mila all’anno, e i 25.144 dirigenti (circa il 56,5% del totale), che invece ne arrivano a guadagnarne poco meno di 70mila. In particolare, lo stipendio dei presidi si ferma a 62.340 euro all’anno e in dieci anni i dirigenti delle scuole hanno potuto contare su un aumento di circa 3mila euro. Giulia Bongiorno, ministro della Pa, fa sapere che per rimettere in moto la macchina statale, il governo sta pensando a corsi di laurea che diano accesso diretto alle selezioni pubbliche puntando sulla digitalizzazione e gestione degli uffici.