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 2019  maggio 16 Giovedì calendario

Il segrete di Julianne Moore (a Cannes)

Divi nella tempesta, dive sul piedistallo. «Non si può contestare la mia carriera», replica Alain Delon alle femministe americane che hanno lanciato una petizione per impedire al Festival di consegnargli domenica prossima la Palma d’onore. Intanto Julianne Moore incanta la Croisette. Musa del cinema indipendente, un Oscar, moglie e madre realizzata, icona di stile, a 58 anni l’attrice s’impone al Festival dove nel 2014 vinse il premio dell’interpretazione famminile per Map to the Stars. Di giorno, gonna nera e blusa bianca, seduce il pubblico parlando di cinema, e non solo, accanto ai registi Werner Herzog e Xavier Dolan nel corso della masterclass organizzata in una suite del Majestic da Mastercard. La sera, sul red carpet, monopolizza i fotografi con un abito nero e una cappa in pelle e piume. Domani, alla Quinzaine des Réalisateurs, Julianne sarà la protagonista del mediometraggio di Luca Guadagnino The Staggering Girl, una storia al femminile molto intima ambientata tra New York e Roma (nel cast anche Alba Rohrwacher e Mia Goth).
DONNE IN MARCIA
Sulla Croisette, l’attrice non schiva gli argomenti più «caldi». Com’è cambiato il ruolo delle donne alla luce della mobilitazione mondiale del movimento #MeToo? «Serviranno ancora dei grandi cambiamenti perché si possa parlare di parità tra i sessi», risponde, «ma io credo fermamente nell’eguaglianza e penso che si debbano aprire le porte senza avere fretta». Quanto al cinema, Julianne non si ferma un attimo: dopo Gloria Bell del regista cileno Sebastian Lelio, ha girato il remake americano di Dopo il matrimonio, La donna alla finestra e sarà l’icona femminista Gloria Steinem in The Glorias: a Life on the Road diretto da Julie Taymor. «Da un paio d’anni sono diventata produttrice e ho deciso di lavorare soprattutto con le registe», spiega, «perché voglio contribuire ad incrementare la rappresentazione delle donne. È un cambiamento molto importante, per me. Ad eccezione del mio agente, tutti i miei affari sono gestiti da femmine».
Il suo segreto? «Non mi arrendo mai. Lo dico sempre agli studenti di cinema che mi chiedono consigli: non piangetevi addosso quando sbagliate. Se ti è venuto male un personaggio, nessun dramma: ricomincia e trova la tua strada per interpretarlo». Il cinema, secondo Julianne, è fatto non soltanto di talento ma anche di studio. «Un attore», spiega, «deve conoscere tutto del set, dal linguaggio all’inquadratura». Ed è convinta, da grande interprete di film d’autore, che la poesia «sia una caratteristica intrinseca del mio mestiere. Quando interpreto un personaggio, esprimo la mia personale visione del mondo e invito gli spettatori a condividerla». Ma attenzione a prendere troppo sul serio un personaggio, un film, una storia raccontata sullo schermo: «Se c’è una cinepresa nella stanza, la realtà non esiste più: tutto, anche il documentario, è pura finzione».

IL RIFIUTO
E se qualcuno chiede a Julianne qual è l’aspetto migliore del suo lavoro, l’attrice esclama: «La possibilità di imparare ogni volta qualcosa di nuovo. E di sperimentare il lavoro di squadra. Un film è il frutto dell’impegno di tante persone, un fatto che mi sembra eccitante e stimolante». Ma nella sua straordinaria carriera c’è anche posto per le delusioni. «Avrei dovuto interpretare Copia originale prima che venisse scelta Melissa McCarthy (poi candidata all’Oscar, ndr)», racconta Julianne. E perché non l’ha fatto? «Contrariamente a quello che si è detto, non sono stata io ad abbandonare il progetto. Lo ha deciso la regista Nicole Holofcener, a sua volta poi sostituita da Marielle Heller. Probabilmente non le piaceva il mio modo di recitare». E lo dice con un sorriso. «Il cinema non è la realtà. Tantomeno una terapia per curare le nostre frustrazioni».