Il Messaggero, 15 maggio 2019
L’intervista Gaetano Micciché: «Una finale degna di Roma tra due società ben gestite»
Gaetano Micciché, dirigente sportivo e presidente di Banca IMI e della Lega Serie A, è nato a Palermo.
ROMA Dieci mesi dopo il suo insediamento sulla poltrona più alta della lega di serie A, Gaetano Micciché mentre saluta la redazione del Messaggero nella sua visita di ieri, guarda con il sorriso a tutta la strada percorsa. Il periodo difficile del commissariamento è alle spalle. Ora in via Rosellini a Milano c’è il sole. Questa sera all’Olimpico di Roma andrà in scena la finale di Coppa Italia, un fiore all’occhiello per la Lega di A. «Una manifestazione che soprattutto negli ultimi anni è diventata centrale. Soprattutto perché è rivolta a tutte le squadre del territorio nazionale. Quest’anno in particolare ci sono stati dei quarti e delle semifinali molto interessanti molto combattute». Di fronte ci saranno due belle realtà del nostro campionato: Atalanta e Lazio. «Ero presente al ritorno Milan-Lazio, quando la Lazio vinse facendo una partita strameritata nel risultato finale. SefossitifosodellaLaziosareimoltosoddisfattoperquellochefailpresidenteLotito. Un motivo d’orgoglio vedere una squadra della Capitale contendere il titolo ad una new entry che però rappresenta la parte bella del paese, che rappresenta la provincia». Due realtà guidate da due presidenti virtuosi: Lotito e Percassi «Per Lotito ho solo parole positive. È Una persona iper preparata che lavora e studia in funzione del lavoro che è chiamato a fare. Persegue l’interesse generale. Se non ci fosse magari uscirei dai Consigli con meno mal di testa mali gestirei molto peggio. L’Atalanta è un modello virtuoso. E poi ha questa straordinaria convergenza della famigliaPercassiincuiAntonioèstatoancheuncalciatoredelclubnerazzurro: ha vissuto lo spogliatoio ed ora è un ottimo presidente». Una grande intuizione nel 2007 è stata quella di far giocare la finale unica Roma «Non ho dubbi: la finale va giocata sempre a Roma. È una competizione Nazionale, portarla in giro un anno a Napoli, un anno a Firenze un anno a Catania un anno a Venezia secondo me sarebbe sbagliato. Come avviene in tutte le altre nazioni le finali si giocano nella Capitale». Il tema del canale delle Lega è sempre attuale? «L’offerta dei broadcaster che hanno acquisito i nostri diritti, Sky ma anche Da Zn,è altamente qualitativa ma è il ricavo che ci offrono è condizionato dall’utente finale. Finora siamo stati soddisfatti. E non è detto che non continueremo su questa linea. Ma potremmo realizzare una nostra produzione, fidelizzando anche il tifoso con il merchandising, avremmo vantaggio meno? Ne stiamo discutendo». Ci dica una cosa: che effetto le fa avere a che fare ogni giorno con i presidenti delle varie squadre? «Sono tutti imprenditori bravi e signori professionisti. Certo, sono poco propensi a delegare ad altri quello che si dovrebbe fare. Masi sentono distanti l’uno dall’altro, rappresentano l’Inter o il Milan o la Spal realtà diversissime, per fattori ambientali, economici, di obiettivi e in ultimo perché sono tifosi». È vero c’è distanza ma su una cosa una cosa ultimamente le ha ridette: il progetto della Super Champions di Eca e Uefa «È la prima volta che parlo di questa tematica. Sono d’accordo con quello che dice il nostro ad, Luigi De Siervo. La cosa che più mi ha dato fastidio delle iniziative della Uefa e dell’Eca è stato il non coinvolgimento delle Leghe. Le Leghe non è che sono delle aziende temporanee di impresa, sono delle realtà che hanno come obiettivo di perseguire l’interesse la ricchezza e i valori di tutte le proprie associate e quindi sono i naturali interlocutori. La prima cosa da fare era coinvolgere le Leghe. Mi sarebbe piaciuto partecipare alla formulazione e al ragionamento fatto in modo da poter portare un nostro contributo positivo».