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 2019  maggio 15 Mercoledì calendario

Periscopio

La situazione è insostenibile, intollerabile, imprevedibile. Comunque, carica di bile. Uffa News. Dino Basili.Volevo raccontarvi una storia del boomerang, ma non me la ricordo più. Però non è grave, mi ritornerà. Coluche, Pensèes et anecdotes. Le Livre de Poche, 1995.
Luciano Violante ha definito il sovranismo «nazionalismo in smoking». Ernesto Galli della Loggia (Annalisa Chirico). Il Foglio.
Sarà pure monnezza ma se è nostra di Roma, puzza meno. Stefano Massini. la Repubblica.
Giorgio Napolitano (che, dopo la salvifica invasione dell’Ungheria nel 1956 da parte dei carri armati sovietici, si schierò con Mosca) quando lo ritenne conveniente, alla morte di Togliatti, si autoproclama o’ migliorista, cioè socialdemocratico. Roberto Gervaso, Le cose come stanno. Mondadori, 2017.
Quando sono all’estero rispondo sempre che mi sento europeo e mediterraneo, nascere davanti al mare ligure è qualcosa che resta. Poi mi considero italiano e francese perché ho legami forti con entrambi i Paesi. Renzo Piano, architetto (Anai Ginori). la Repubblica.
Monica Cirrinnà ed Esterino Montino si innamorarono quando Esterino divenne assessore ai Lavori pubblici del Comune di Roma. Non c’è nesso tra le due cose: doveva accadere. Il nesso ci fu invece per la casa in cui convissero. Scoccava il Duemila, anno del Giubileo, e fervevano i lavori. L’assessore Montino era in continuo contatto col Vaticano e, com’è come non è, la coppia andò ad abitare in un appartamento di Propaganda Fide, nel cuore di Roma a prezzo stracciato. Ci fu uno scandaletto per il privilegio e le solite giustificazioni sulla casa malandata. Tuttavia continuarono a occuparla, essendo nel mare magnum romano, peccato assai veniale. Oggi, vivono altrove. Giancarlo Perna, saggista politico. LaVerità.
Noi siamo stati per molti anni una specie di «isola particolare» per la creatività, perché essendoci ancora un artigianato e non un’industria così sviluppata come negli altri Paesi, abbiamo prolungato più di tutti la possibilità di creare forme di auto alternative a quelle delle auto di serie. Perché questo mondo vuole riconoscere che la parte del passato è importante nell’andare avanti, prendere idee, avere rispetto nel capire quanto eravamo bravi, quanto i nonni erano bravi. Quest’attenzione dimostra che il passato ha un enorme valore: anche se oggi ovviamente il mondo è esploso, in questo senso, perdendo un po’ della personalità che avevamo allora. Non si capisce più la fisionomia del Paese: si copiano tutti! Giorgetto Giugiaro. Il Garage de L’Alfista.
Solo le notizie pubblicate dal Corriere erano «vere». Quando la cronaca prendeva un «buco» (cosa che avveniva raramente) il capocronista Ferruccio Lanfranchi faceva verificare la notizia fino all’esasperazione, convinto che non fosse possibile che i suoi giornalisti non l’avessero saputa. Se poi veniva persuaso del fatto che quella notizia uscita su un altro giornale era proprio vera, dava ordine di riprenderla. Ma commentando: «Domani la rendiamo ufficiale». Michele Brambilla, Sempre meglio che lavorare – Il mestiere del giornalista. Piemme, 2008.
Mentre stavo orinando al Corsera, arriva il poeta Eugenio Montale, che era già abbastanza vecchietto. Invece di rifarsi verso i pisciatoi classici, Montale si diresse senza tentennamenti verso il lavabo. Pensavo che si sarebbe limitato a lavarsi le mani, ma mi accorsi presto – con stupore – che aveva scambiato il lavandino per una latrina. Tirata giù la patta e recuperato l’arnese, Eugenio iniziò a contorcersi in vari modi al fine di riuscire a raggiungere l’altezza del catino e liberarsi. Non gli sfiorava neanche la testa l’idea che nessuno avrebbe mai costruito un water così complicato e inaccessibile. Vittorio Feltri, Il borghese. Mondadori, 2018,


A Bologna cominciai ad andare con donne sposate. Perfino con le mogli dei miei amici. Era la mia vendetta. Non più rinunce ma rivalse. In tutta questa tribolazione mi laureai con Carlo Calcaterra su Leopardi e la poesia romantica. Ma i miei punti di riferimento furono Roberto Longhi, che però si trasferì a Firenze, e soprattutto Luciano Anceschi, i cui stimoli letterari favorirono il mio ingresso nel Gruppo 63. Angelo Guglielmi, critico letterario (Antonio Gnoli). la Repubblica.
Il piacere di tweetare è troppo momentaneo, soprattutto dopo qualche bicchiere. Ma due minuti di piacere non valgono tutta una settimana di polemiche. Due minuti di piacere dovrebbero corrispondere a due minuti di polemiche, non di più. Ecco perché non tweetto più. Bret Easton Ellis, romanziere americano (Erich Neuoff). Le Figaro.
Nel caffè San Marco di Trieste dove Claudio Magris ha scritto, credo, gran parte del suo Danubio, c’è un tale, forse un avvocato, che vede quotidianamente il demonio e informa gli avventori sulle sue conversazioni con lui. Non è matto. Ma ha inventato il diavolo per sopravvivere. È molto sottile nell’esposizione dei suoi resoconti e per renderli più credibili, ogni tanto li attenua astutamente. Può persino confessare: «Stanotte l’ho visto: ma non era vera. Ero io che avevano le traveggole». Saverio Vertone, Viaggi in Italia. Rizzoli, 1988.
Quando il pittore Turcato riusciva a racimolare i soldi, non mangiava all’osteria Menghi: preferiva una rosticceria di piazza Barberini. Si abbuffava di carciofi e di patate fritte, di pollo arrosto, di filetti di baccalà. Ha sempre avuto uno stomaco di ferro e niente gli procreava acidità, nemmeno l’olio delle friggitorie. Quella vita di stenti, quel continuo spendersi senza risparmio non lo ha mai piegato; si lamentava di tutto e ha resistito a tutto. Ugo Pirro, Osteria dei pittori. Sellerio, 1994.
Abitando in uno stabile in una tranquilla via di Budapest, al primo piano e davanti alle mie finestre verdeggiavano le fronde di una doppia fila di castagni. Alcune regole sempre uguali scandivano le mie giornate: la domestica mi portava, senza che glielo chiedessi, un bicchiere di succo d’arancia, e più tardi una tazza di caffè nero, forte come un veleno. Nelle ore mattutine il telefono veniva staccato: in ogni caso il mio numero era segreto. Mi sedevo alla mia scrivania, un tavolo di refettorio fatto di assi di rovere larghe quattro pollici, comprato in un antico convento dell’Alta Ungheria. Sàndor Màrai, Volevo tacere. Adelphi, 2017.
Si comincia a invecchiare quando si cammina nel proprio passato come si visita un museo di provincia, con l’idea che prima era meglio di oggi. Christian Giudicelli, Les spectres joyeux. Gallimard.
Le buone intenzioni non costano niente. Roberto Gervaso. Il Messaggero.