ItaliaOggi, 15 maggio 2019
Biografia di Alexander Grothendieck
Un archivio misterioso. Un matematico tanto geniale quanto solitario. Un imbroglio patrimoniale e finanziario. Ci sono tutti gli ingredienti del noir nella vicenda di Alexandre Grothendieck (1928-2014). Il matematico, nato a Berlino e naturalizzato francese, ha lasciato qualcosa come 70 mila pagine di documenti manoscritti, redatti dopo che lo studioso si era ritirato dal mondo, nel 1991, a Lasserre, un villaggio isolato dell’Ariège, nei Pirenei francesi. Questo enorme archivio è ora depositato in una cantina di Parigi. Resta tuttavia da capire se si tratti di un tesoro scientifico oppure di vecchie carte inutili perfino per il riciclo.
Un mistero insoluto, per il momento. E non solo per i contenuti. Viene spontaneo chiedersi quante ore ci siano volute a Grothendieck per riempire così fittamente le pagine, numerate e datate, con la sua grafia fine ma difficile da decrittare. È stato per scrivere questo lunghissimo e indecifrabile messaggio che il matematico, considerato uno dei più grandi del XX secolo, si è ritirato dal mondo, limitando allo stretto necessario i contatti con gli uomini e le donne che aveva amato? La risposta è ignota.
Lavoratore infaticabile, Grothendieck, al quale nel 1966 fu attribuita la Medaglia Fields, il Nobel della matematica, aveva già lasciato un archivio di 28 mila pagine a Montpellier, alla cui università aveva insegnato per oltre un decennio. Ma il grosso del suo lavoro è custodito in una cantina nel quartiere di Saint-Germain-des-Près, a Parigi. È su questo fondo che gli eredi di Grothendieck, i figli Johanna, Serge, Matthieu, Sacha (che vivono in Francia) e John (che, unico ad aver seguito le orme del padre, è matematico e risiede negli Stati Uniti) accampano i loro diritti. Ma diritti su cosa, esattamente? Queste migliaia di pagine redatte in francese, inglese e tedesco contengono oro oppure piombo? Un rebus per gli studiosi, bramosi di analizzarle.
Nel testamento è precisato che una parte delle 70 mila pagine lasciate da Grothendieck a Lasserre dovesse andare alla Bibliothéque nationale de France. Ma la legislazione francese obbliga ad attribuire una parte dell’eredità ai figli. Nessuno finora ha tenuto conto, fortunatamente, della raccomandazione secondo cui tutto avrebbe dovuto essere gettato al fuoco se la soluzione alla conservazione dell’archivio non fosse stata trovata nei sette mesi seguiti alla morte del matematico, nel novembre 2014.
Ora dunque occorre attribuire un prezzo a questo archivio. Secondo la Bibliothéque nationale de France, bisognerebbe fermarsi alla prima stima, quella realizzata da un esperto di Tolosa, il quale ha valutato il corpus, che contiene appunti di matematica, chimica, fisica, religione e astronomia, 45 mila euro. Una soluzione di comodo per l’istituzione, che non ha i mezzi per competere in un’eventuale asta con le grandi università americane. Ma qualcuno ha azzardato un prezzo ben più alto: 5 milioni di euro.
Alexander Grothendieck ha vissuto tante vite: quella del bambino rifugiato, negli anni della seconda guerra mondiale, quando il padre (un ebreo russo che morì ad Auschwitz) e la madre (tedesca) furono internati; quella del ragazzo prodigio; quella del pacifista e ambientalista; quella dell’eremita. Ora spetta al mondo dal quale Grothendieck si era isolato risolvere il suo ultimo teorema.