Corriere della Sera, 15 maggio 2019
Lo scontro politico sui pannolini
La primavera si fa attendere. In compenso riecco, puntualissimo, il pannolino elettorale. A meno di due settimane dal voto per le Europee, il ministro della Famiglia Lorenzo Fontana, in quota Lega, ha presentato un pacchetto di misure per aiutare chi, nonostante tutto, continua a fare figli. Tra le proposte c’è anche un bonus fiscale per i cosiddetti prodotti della prima infanzia, compresi i pannolini. Ne avevate già sentito parlare? Già. Pochi giorni fa era stato il vicepremier Luigi Di Maio, in quota Movimento 5 Stelle, ad annunciare addirittura un decreto legge per dare un miliardo alle famiglie sotto forma anche – rieccoci – di sconti sui pannolini.
Sarà anche vero che in questa campagna elettorale la Lega guarda a destra mentre il Movimento 5 Stelle guarda a sinistra. Ma il pannolino, come si diceva una volta, è tema bipartisan. Al punto che le due proposte coincidono persino su dove prendere i soldi. Secondo Lega e M5S, bisognerebbe pescare dai fondi risparmiati per il reddito di cittadinanza, visto che le domande sono meno del previsto. Tralasciando il fatto che quei soldi non possono essere toccati, visto che le richieste per il reddito possono essere ancora presentate e quindi è presto per dire quanto si risparmierà. Un fatto, non un’opinione, che mal si concilia con i toni disinvolti da corsa all’ultimo voto. Certo, il pannolino elettorale non è una novità. E nemmeno un’esclusiva di casa nostra. In Gran Bretagna, nel 2010, il candidato premier David Cameron non seppe rispondere a chi gli chiedeva quanti pannolini venissero dati gratuitamente ai genitori di un bambino disabile. Uno scivolone che fece discutere per settimane. Resta il fatto che il tema c’è tutto. Dal 2008 il numero dei bambini nati in Italia è crollato del 21%. Avere un figlio è diventato quasi un atto eversivo. Lo sconto sui pannolini può essere una proposta da esaminare seriamente. Ma non merita di essere ridotto a spot per recuperare qualche voto in zona Cesarini.