la Repubblica, 15 maggio 2019
A Cannes il cinema è un affare di famiglie
Al Festival sfilano le grandi famiglie del cinema. Non sono più le dinastie di sangue alla Coppola, piuttosto nuclei allargati: affinità elettive che si sono trasformate in sodalizi artistici e quindi evolute in legami affettivi imprescindibili. Per il film d’apertura, I morti non muoiono, in sala in Italia il 13 giugno, il progetto economicamente più ambizioso della sua carriera, Jim Jarmusch ha chiamato a raccolta una schiera di attori feticcio che spesso negli anni lo hanno già accompagnato alla Croisette: Bill Murray (tre film tra cui Broken Flowers ), Adam Driver ( Paterson ), Tilda Swinton (quattro film tra cui Solo gli amanti sopravvivono ). Ieri hanno sfilato sul tappeto rosso, diversissimi e affiatati, dove nei prossimi giorni si avvicenderanno le altre “famiglie” che sono anche il pilastro divistico di questi giorni: Pedro Almodóvar con Antonio Banderas (otto film insieme) e Penélope Cruz per Dolor y gloria, Quentin Tarantino con Brad Pitt e Leonardo DiCaprio per C’era una volta a... Hollywood .
«Lavorare con i miei attori è una necessità affettiva ma anche artistica, conoscendoci così bene servono poche spiegazioni, poi mi piace l’idea di avere una famiglia sul set», racconta Jarmusch, che ha scritto molti ruoli su misura per gli amici: ha chiamato Tilda Swinton mentre lavorava alla sceneggiatura, “che ruolo vuoi fare?”. Lei ha proposto l’addetta scozzese alle pompe funebri decisamente aliena rispetto agli altri abitanti della cittadina di Centerville assaltata dagli zombie. C’è addirittura una scena di Bill Murray, chiuso con Adam Driver in una macchina circondata dai morti viventi: esce dal ruolo e fa una scenata al collega perché sa troppo, “ma allora Jarmusch ti ha fatto leggere tutto il copione, a me solo le mie scene”. Ai ritorni attoriali in questo film si aggiungono nuove generazioni: Selena Gomez. Per Jarmusch « Bad liar e le altre sue canzoni sono musica pop magistrale e innovativa». Sul fronte musicale tornano Tom Waits, Iggy Pop e il cantante country Sturgill Simpson.
Pedro Almodóvar ha affidato ai suoi attori prediletti Antonio Banderas e Penélope Cruz nientemeno che, rispettivamente, il ruolo di sé stesso e della sua amatissima madre nel suo film più autobiografico, Dolor y gloria, storia di crisi e rinascita di un cineasta, che arriva in concorso e in sala il 17. «Banderas è il mio Mastroianni» ha dichiarato Almodóvar, richiamandosi alla famiglia artistica felliniana. E in effetti l’attore nel film lo restituisce perfettamente, con le magliette variopinte, i capelli scarmigliati e lo sguardo del mentore: «Non ho avuto bisogno di imitare Pedro, lo porto con me da troppi anni», ha spiegato. Quanto a Cruz, tra le scene più belle il momento di metacinema in cui madre e figlio, ma anche cineasta e attrice, si incontrano.Con Quentin Tarantino e C’era una volta a... Hollywood sbarcano il “bastardo senza gloria” Brad Pitt e l’arcinemico di Django Leonardo DiCaprio, da tempo non solo attori ma anche produttori. «Quentin e io siamo emersi quasi contemporaneamente, nei primi anni Novanta – racconta Pitt – lui con Le Iene, io in Vento di passione ». Nel film sono doppione l’uno dell’altro: Pitt lavora come controfigura dell’attore interpretato da DiCaprio. La nuova arrivata è Margot Robbie, che con DiCaprio condivide l’appartenenza a un’altra famiglia, quella di Martin Scorsese, a sua volta diviso tra il fratello Robert De Niro e il figlio DiCaprio, come del resto Murray e Swinton si dividono tra Jarmusch e Wes Anderson. Il clan britannico invece ruota intorno a Elton John, produttore di Kingsman, che ha lanciato Taron Egerton, in quel film faceva un cameo con un costume di piume che compare anche in Rocketman : sul set nacque l’idea che Egerton potesse interpretarlo nel musical biografico prodotto dal marito David Furnish. «Taron sa cogliere lo spirito delle mie canzoni» dice John, l’altro lo ringrazia: «Per avermi lasciato libero di renderlo brutto».