la Repubblica, 15 maggio 2019
Salvini, il Capitano volante
Sembra avere il dono dell’ubiquità: sagre, comizi o eventi ufficiali, lui appare nello stesso giorno in posti lontanissimi. Rapido e invisibile, attraversa la Penisola come un lampo per totalizzare il record di 211 manifestazioni elettorali in quattro mesi, lasciando deserto l’ufficio del Viminale. Un vero mistero. Perché Matteo Salvini non usa quasi mai gli aerei di Stato, sottoposti al rigido protocollo di Palazzo Chigi e resi pubblici sul web. E allora come fa?
La chiave del segreto del Capitano Volante è nel giubbotto da pilota che indossa pure in Parlamento: sul petto c’è la sagoma di un bimotore della Polizia. Si tratta di uno splendido Piaggio P-180, chiamato “la Ferrari dei cieli”, con arredi di lusso e sette poltrone in pelle. La Polizia possiede tre di questi turboelica vip, che toccano i 750 chilometri orari e atterrano su piste minori, grazie ai quali il ministro può arrivare ovunque. Per bruciare le tappe, poi, ci sono gli elicotteri, sempre della Polizia. Prendiamo lo scorso venerdì. Alle 6.55 il P-180 matricola PS-16 decolla da Ciampino ed in 49 minuti arriva a Reggio Calabria. Poi un Agusta lo trasporta a Platì per una cerimonia antimafia. Quindi riparte con l’aereo alle 12.12 per Lamezia Terme e da lì in elicottero fino a Catanzaro, dove c’è un comizio elettorale. Alle 16.34 si vola a Napoli, per un incontro-show in prefettura sull’arresto dei camorristi che hanno ferito la piccola Noemi. E due ore dopo l’ultimo viaggio, fino a Linate, perché l’indomani lo aspetta l’adunata degli alpini. Il velivolo della Polizia si alza da Capodichino alle 19.22: venti minuti dopo c’è un jet Alitalia per la stessa destinazione, che sarebbe costato molto meno. Ma formalmente questa missione su e giù per l’Italia è lecita, perché viene ancorata a un impegno istituzionale – la cerimonia antimafia di Platì – incastonato in una processione di eventi propagandistici. Così lo Stato si fa carico sia degli spostamenti del leader di partito che di quelli del ministro, ruoli sempre più confusi e sempre più opachi.
Capire quante volte Salvini abbia impiegato la squadriglia del Viminale è quasi impossibile. Repubblica ha individuato una ventina di trasferimenti alati grazie a Flightradar24, il sito che monitora il traffico aereo civile e soltanto in parte quello dei velivoli statali. Qualche esempio? Il 25 aprile un Piaggio ha portato il ministro da Ciampino a Palermo, con spostamento in elicottero a Corleone per la sua contro-festa della Liberazione. Poi il Capitano ha proseguito il giro con due giorni di comizi in vista del voto siciliano. O il misto di commemorazioni, summit e ondate di selfie del 18 gennaio, con tre decolli per andare a Rigopiano, quindi nel Napoletano e infine rientrare nella Capitale. D’altronde l’anno era cominciato il 4 gennaio con un celere Milano-Pescara, abbinando un rapido vertice sulla sicurezza all’apertura della campagna elettorale abruzzese. Ogni tanto però anche gli esperti piloti della Polizia sono in difficoltà. Il 18 dicembre lo scalo di Parma viene chiuso per nebbia: il bimotore gira invano sulla città, poi fa rotta su Bologna obbligando Salvini a modificare il programma. Il 27 dicembre un altro tour de force: l’aereo parte da Roma e va a prenderlo a Milano, quindi Rimini, per raggiungere la prefettura di Pesaro con bagno di folla in piazza. Poi da Rimini a Catania: conferenza sul terremoto nei paesi dell’Etna e passeggiata nel centro. Un selfie con l’arancino e si torna a Roma.
Da buon milanese, Salvini detesta i ritardi. Sabato 15 settembre le cronache segnalano un problema del bimotore subito prima del decollo. Viene mobilitato un Agusta Aw-139 che lo sostituisce fino a Fano, nelle Marche, dove c’è la festa regionale della Lega. Una volta risolto il guasto, però, il P-180 va comunque ad Ancona. Come mai? La mattina dopo accompagna il ministro a Linate: nel pomeriggio è atteso da Barbara D’Urso a Domenica Live e poi cena ad Arcore con Silvio Berlusconi.
La frenesia alata del vicepremier è inarrestabile e si impossessa pure dei velivoli dei Vigili del fuoco. Il 15 ottobre, reduce da sei comizi altoatesini e una convention a Monza, è dovuto correre a Palazzo Chigi. E si è fatto dare un altro aereo – sempre un P-180 – dai Vigili, che dipendono dal suo dicastero. Sì, tutte le forze dell’ordine – persino la Forestale – possiedono le “Ferrari dei cieli”: ne sono state acquistate una trentina per sostenere l’industria ligure, senza che si sapesse bene cosa farne. Nello spreco volante della stagione berlusconiana erano destinati alle comode trasferte dei politici. Poi dai tempi di Mario Monti la sobrietà ha sbarrato le porte degli hangar. Con la sola eccezione di Salvini.
Difficile stabilire il costo per i contribuenti delle sue trasvolate. Sul mercato privato il P-180 viene noleggiato per 4-5mila euro l’ora ma nel caso della flotta statale la spesa è circa la metà: il conto per i viaggi di venerdì scorso sarebbe quindi di circa 10 mila euro. Bisogna precisare che Salvini, per soddisfare la sua maratona continua, usa anche jet di linea e treni. Rispetto agli altri ministri, però, è l’unico ad avere una squadriglia praticamente ai suoi ordini. Può sfruttarla forzando le regole e agganciando litanie di eventi di partito a un singolo appuntamento istituzionale. E non risponderne, perché non esiste maniera di sapere quanti mezzi della Polizia siano al suo servizio. Una condizione, anche questa, che assomiglia molto a un abuso di potere.