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 2019  maggio 15 Mercoledì calendario

Biografia di Dino Giarrusso

Saranno pure Iene quando sono sullo schermo ma sono dei gran tontoloni quando scendono in politica. Non ce ne voglia il bravissimo Davide Parenti, creatore della trasmissione, ma il suo vivaio di giovani e arrembanti giornalisti ha consegnato ai due partiti di governo due straordinarie macchiette, due ambiziosissimi siciliani che non rimarranno nella storia della televisione ma che si stanno conquistando uno spazio nel gran teatro della politica.
Castigatore del regista Fausto Brizzi, l’ex Iena Dino Giarrusso, candidato per il M5s alle Europee, da ieri è protagonista di un giallo che solo un’altra Iena potrebbe sciogliere. Sul web, come ha raccontato ieri La Repubblica allo stesso Giarrusso che si è mostrato stupefatto e ha annunciato una denuncia alla polizia postale, è circolato per un’ora il selfie di Giarrusso desnudo in bagno. «Una mia foto intima su Facebook? Ma dice davvero?» ha immediatamente dichiarato Giarrusso a cui non si può non credere ma a cui va ricordato il trattamento che ha riservato a Brizzi, regista che si è visto interrompere la carriera, cancellato il suo cognome dalle pellicole già girate. Il caso Brizzi, negli scorsi mesi, si è concluso in maniera positiva per il regista che non ha ricevuto ovviamente le scuse di nessuno ne tantomeno quelle di Giarrusso: «Perché la pronuncia del tribunale non smentisce nulla di ciò che è stato raccontato». In verità, la procura di Roma ha archiviato la denuncia per violenza sessuale nei confronti di Brizzi. E dunque, è di Giarrusso che bisognerebbe parlare.
Catanese, un passato da giornalista, nel suo curriculum si è vantato di essere stato professore di Tecniche della produzione cinematografica e televisiva all’università di Catania, salvo scoprirsi che, non si sa come, gli era stato affidato più semplicemente un corso da tenere date le sue competenze cinematografiche maturate come sceneggiatore per i registi Marco Risi e Daniele Lucchetti. Giarrusso alle Iene deve il successo e per capitalizzare il risultato alle scorse elezioni politiche ha accettato di candidarsi come capolista. Gli elettori lo hanno bocciato o non hanno abboccato. Rimasto senza mestiere, il M5s lo ha prima imbucato alla Regione Lazio, (componente dello staff di Roberta Lombardi), poi nientemeno che al ministero dell’Istruzione con una retribuzione di circa 80mila euro a titolo di consulente. Non tanto del ministero ma del M5s. Invitato in televisione, ha straparlato di reddito di cittadinanza, difeso la strategia di Di Maio, spacciato numeri falsi sulla Tav e tutto questo prima che si candidasse alle elezioni europee dove ha scelto di servirsi del nomignolo «Iena» per incassare più voti possibili. A chiedere di non utilizzare il marchio è stata la stessa trasmissione, («Rimetti la divisa nell’armadio») che si è sentita rispondere da Giarrusso cosi: «Mi ha autorizzato Quentin Tarantino». Bum!
Bisogna dire che anche Matteo Salvini si è lasciato mettere nel sacco da una Iena. Alle ultime elezioni comunali di Palermo, aveva infatti deciso di candidare e sostenere come sindaco Ismaele La Vardera, che subito dopo lo spoglio ha rivelato quale fosse il suo vero intento. Girare nient’altro che un documentario. Quando i candidati della sua lista lo hanno saputo è finita in rissa e Salvini ha dovuto riconoscere l’errore: «Una buffonata. Se ne occupino i palermitani». Il film è poi uscito nelle sale con il titolo Il sindaco, Italian politics for dummies, nonostante le richieste di bloccarlo e l’indifferenza dei cinefili e forse le risate di Parenti a cui è riuscito l’unico servizio: liberarsi di due iene e infiltrare due eccezionali tonti in maggioranza.