Il Messaggero, 15 maggio 2019
I giovani italiani abusano di alcol
Nel nostro paese l’abuso di alcol continua a rappresentare un grave problema, specialmente per i giovanissimi e gli anziani. Due generazioni diverse, nipoti e nonni, accomunate dalla pericolosa abitudine di alzare troppo il gomito. Con la differenza che se fra gli anziani a bere troppo sono tendenzialmente gli uomini, tra i minori non c’è alcuna distinzione di genere. Secondo gli ultimi dati dell’Osservatorio Nazionale Alcol dell’Istituto Superiore di Sanità (Iss), contenuti nella Relazione al Parlamento del ministro della Salute, che verrà presentata oggi nel corso dell’Alcohol Prevention Day 2019, il numero dei bevitori a rischio non diminuisce. In totale, sono circa 8,6 milioni, tra i quali oltre 2,7 milioni di anziani e 700mila minori. Le fasce di massimo rischio sono e ragazzi, e persone sopra i 65 anni d’età.
LA TENDENZA
Di contro diminuiscono gli astemi e crescono complessivamente i consumatori (dal 64,7% al 65,4%), specie occasionali (45% circa) e fuori pasto (30% circa). Non stupisce quindi l’aumento delle persone prese in carico nel 2017 dai Servizi Alcologici: sono circa 68mila, il 27% dei quali sono utenti nuovi. Tuttavia, i consumatori considerati più a rischio, i giovanissimi e gli anziani, rappresentano una quota minore delle persone che chiedono aiuto contro la dipendenza da alcol. La stragrande maggioranza dell’utenza dei servizi Alcologici, infatti, ha un’età compresa tra i 30 e i 59 anni. I giovani sotto i 30 anni rappresentano solo il 7,5% dei soggetti trattati, mentre i 60enni sono all’incirca il 18%. Sembra che i nostri connazionali, nonostante le campagne di prevenzione e sensibilizzazione contro l’abuso di alcol, non riescano proprio a capire la pericolosità del bere troppo. Eppure, nel corso del 2017, quasi 39.200 italiani sono finiti in Pronto soccorso per problemi attribuibili all’alcol.
I dati sulla mortalità per patologie correlate all’alcol sono inquietanti, ma risalgono al 2015: si stima che quattro anni fa le malattie attribuibili all’alcol abbiano ucciso 1.240 persone a partire dai 15 anni d’età. Le due patologie che causano il numero maggiore di decessi per entrambi i sessi sono le epatopatie alcoliche e le sindromi psicotiche indotte da alcol. Ma il bilancio dei morti sale molto di più se si prendono in considerazione anche gli incidenti stradali legati all’alcol, considerati tra i principali killer soprattutto per i più giovani. Nel’ultimo report, si segnala che nel 2017 carabinieri e polizia stradale abbiano rilevato 4.575 incidenti stradali, per i quali almeno uno dei conducenti dei veicoli coinvolti era in stato di ebbrezza e 1.690 sotto l’effetto di stupefacenti, su un totale di 58.583 incidenti.
GLI INCIDENTI
Il 7,8% e 2,9% degli incidenti rilevati dai carabinieri e dalla polizia stradale è correlato dunque, rispettivamente ad alcol e droga, percentuali in aumento rispetto al 2015 quando erano pari al 7,6% e al 2,3%. In aumento anche la pericolosa abitudine di bere per ubriacarsi. Il binge drinking, infatti, è un fenomeno che riguarda 4 milioni di italiani. «Sono peropiù giovanissimi e giovani, sino a 24 anni, che hanno comportamenti a rischio e non conoscono i rischi che corrono», conferma Luca di Lullo, segretario dell’Associazione italiana di cardionefrologia. «Tra i vari comportamenti, quello che preoccupa maggiormente sono i nuovi modelli del consumo di alcol diffusi tra i giovani, con in testa le abbuffate di alcol del fine settimana. Sei o più bicchieri assunti in una sola serata – continua – per cercare lo sballo e la perdita di controllo ma trovando talora stati di intossicazione alcolica».
Stando ai dati del report la bevanda alcolica maggiormente consumata è il vino (48,1%), seguita dalla birra (27,1%), dai superalcolici (10,3%) e dagli aperitivi, amari e digestivi (5,5%). Ma per i giovanissimi, secondo gli esperti, ci sarebbe uno spaventoso spostamento verso cocktail, liquori e distillati ad elevata gradazione alcolica. «Negli ultimi anni abbiamo assistito a casi di giovanissimi per i quali è stata necessaria la dialisi per contrastare gli effetti di tossicità acuta delle bevande alcoliche», dice Di Lullo. L’alcol, dunque, continua ancora a rappresentare un’emergenza per il nostro Paese. «Il consumo rischioso e dannoso di alcol – osserva Emanuele Scafato, direttore dell’Osservatorio nazionale alcol e del centro Oms dell’Iss – continua a connotarsi in Italia per un impatto sanitario e sociale sempre più preoccupante per milioni d’individui di tutte le fasce di età, e si manifesta attraverso un ricorso ai servizi e alle prestazioni sanitarie che in termini di costo rappresentano solo una parte dei 25 miliardi di euro l’anno stimati dall’Oms, che in Italia la società paga anche a fronte di problematiche sociali sottostimate, legate all’assenteismo, alla perdita di lavoro e produttività, agli atti di violenza, ai maltrattamenti che sfuggono alla stigmatizzazione sociale per la scarsa consapevolezza dei rischi per la salute».