Il Sole 24 Ore, 15 maggio 2019
Statali, 250 mila assunzioni
Il maxi-esodo dalla Pubblica amministrazione dovuto all’effetto combinato di «quota 100» e invecchiamento del personale pubblico domina il dibattito nella giornata d’avvio del Forum Pa edizione numero 30. Ad accendere le polveri sono tre numeri messi sul piatto dalla ricerca annuale del Forum Pa: la pubblica amministrazione italiana ha perso 200mila persone negli ultimi dieci anni, e nei prossimi quattro vedrà mezzo milione di pensionamenti. Conseguenza: per tenere in piedi servizi e strutture servirebbero 250mila assunzioni aggiuntive.
Le premesse per il maxi-ricambio ci sono: dopo il turn over riportato al 100% in via generalizzata il prossimo appuntamento è con il Ddl intitolato alla «concretezza», che sarà esaminato in Aula al Senato subito dopo le europee con voto finale fra il 28 e il 30 maggio. Lì, oltre ai tornelli con rilevazione biometrica che dominano il dibattito e le polemiche in particolare con i presidi, c’è per la pubblica amministrazione centrale la possibilità di avviare i concorsi senza attendere il via libera preventivo del ministero, con l’obiettivo di accelerare la pratica. E per facilitare l’orientamento di nuovo personale qualificato verso gli uffici pubblici, spiega la ministra della Pa Giulia Bongiorno, fra gli obiettivi di Palazzo Vidoni in alleanza con il Miur c’è la creazione di un corso di laurea su misura per funzionari e futuri dirigenti, che sfoci direttamente in un concorso pubblico. L’altro versante su cui si lavora è quello di una regionalizzazione dei concorsi pubblici per frenare in modo strutturale l’esodo (in particolare verso Sud) di chi entra nella Pa e appena possibile chiede un trasferimento.
Dal punto di vista dei comparti, una quota importante dell’emorragia di personale è in realtà a carico di Regioni ed enti locali, che in 10 anni hanno perso il 16,8% dei dipendenti e possono avviare i concorsi senza aspettare i ritmi imposti dalle scadenze nazionali. In valore assoluto, le 87.516 persone al lavoro in meno rispetto a dieci anni attribuiscono agli enti territoriali la perdita più consistente; in termini percentuali i colpi più duri fra i grandi settori sono arrivati a enti pubblici non economici (-27,6%), università (-20,8%) e ministeri (-18,4%).
L’altro versante caldo per la Pubblica amministrazione è quello del rinnovo contrattuale. Per i dirigenti (presidi esclusi), l’attesa riguarda ancora il triennio 2016-2018, ma qualcosa si muove. È la stessa Bongiorno a spiegare di aver chiesto per i prossimi giorni un check up sulle questioni ancora aperte, e ad assicurare che l’aver messo in cantiere una nuova riforma della dirigenza non può ostacolare il rinnovo avviato con le vecchie regole: «Non sarebbe giusto», chiarisce.
Qualcosa in effetti si muove. Lunedì è arrivato il via libera di Funzione pubblica all’atto di indirizzo per i quasi 16mila dirigenti di regioni ed enti locali (la platea comprende anche i dirigenti tecnici del servizio sanitario), mentre venerdì ripartirà il tavolo per i medici. Segno che le distanze sulla decorrenza degli aumenti si stanno accorciando. Per il contratto 2019/2021 del personale la parola sarà alla prossima manovra. La sfida è complicata, visto il quadro dei conti, ma Bongiorno rassicura sul «passo in avanti» in arrivo dopo i primi stanziamenti messi a bilancio quest’anno.